L’amore, anche quello a letto, a sessant'anni lei e sessantasette, lui. Non è un pornazzo per bizzarri voyeur, ma Settimo cielo del quarantacinquenne regista tedesco Andreas Dresen.
Tre protagonisti, Inge (Ursula Werner), Verner (Horst Rehberg), Karl (Horst Westphal).
Inge, sposata con Verner, incontra Karl con il quale inizia una relazione. Tutto sembra filare liscio ma arriva il giorno in cui Inge decide di dire la verità al marito…
Drammatico, spoglio, quasi senza colore, essenziale. Nudo il film, nudi i protagonisti quando serve. Ogni scena montata indispensabile a far avanzare di un passo la storia, ogni rumore nell’abitazione di Inge e Verner, la spia di una quotidianità che si avvicina al punto di rottura. Ogni primo piano, e ce ne sono tanti, un esempio lancinante di come il tempo se la prenda comoda ma alla fine presenti sempre lo stesso conto, quel conto che alla voce “totale” riporta sempre la stessa parola, cioè "vecchiaia", mentre sia più clemente riguardo alla libertà di innamorarsi di chiunque e a qualunque età.
Settimo cielo è il corrispettivo drammatico di Pranzo di ferragosto, ma è soprattutto l’esplorazione di un tema poco affrontato, l’amore nella terza età. Al contempo è il migliore antidoto rispetto a tutto il cinema bello, patinato e leccatino con il quale spesso, per ovvi motivi, abbiamo a che fare.
Premio 'Coup de coeur” della giuria della sezione "Un certain regard" al 61mo Festival di Cannes.
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