Lo scrittore inglese James Graham Ballard, noto al pubblico come l'autore dei romanzi Crash (1973) e L’impero del sole (1984), entrambi diventati due film di successo, è morto il 20 aprile 2009 dopo una lunga malattia all'età di 78 anni. L'annuncio è stato dato da Margaret Hanbury, la sua agente.
Fra le tematiche predilette da Ballard nelle sue opere, centrale è quella della riflessione sulla società dei consumi, caratterizzata da un’atroce quanto inesorabile invasività.
In molti suoi scritti, l'autore inglese ha avuto la lucidità di creare antelitteram uno scenario apocalittico e postmoderno dalle macerie della cultura e della storia del ventesimo secolo: ispirandosi da un lato alle anomalie di H.G.Wells, autore tardo-vittoriano e dunque alle prese con un sistema di valori ormai già incrinato dalla crisi e dalla decadenza, dall’altro alle visioni oniriche e schizoidi di pittori surrealisti e folli come Max Ernst e Salvador Dalì, Ballard tesse la trama di un futuro ancora a venire negli anni '60 del pieno boom economico, ossia in un’epoca apparentemente caratterizzata dall’opulenza e dall’ottimismo. Ancor più di H.G.Wells — in fondo mera spia di un cambio di prospettive storico-sociali già in atto, grazie anche all’apporto scientifico del saggio di Charles Darwin “Sull’origine della specie”, che nel 1869 infranse tutte le certezze di un’era apparentemente incrollabile e monolitica come quella vittoriana — Ballard è riuscito soprattutto attraverso i suoi racconti a farsi lente di ingrandimento della società del ventesimo secolo, rilevandone tutto il potenziale marciume e le contraddizioni ancor prima che esse si facessero manifeste nella realtà di tutti i giorni.
Altri nodi centrali della riflessione ballardiana, sono l’alterazione della percezione spazio-temporale, mediata attraverso la psicanalisi e la scienza e con la conseguente emersione degli strati più nascosti del subconscio, e l'influsso della televisione e dei supporti video in generale, come fonte di alienazione e di rapporti falsati fra i sessi e gli individui, generando pericolose deviazioni nel corpo e nella mente.
Il mondo di Ballard emerge come una gabbia fatta di detriti, dove il cosiddetto sprawling del paesaggio, così tipico delle aree periferiche delle città occidentali dagli anni ’80 in poi, è già una realtà possibile più di vent’anni prima dalla sua effettiva attuazione; un mondo in cui crudeltà, ostilità e pulsioni di morte regolano i rapporti fra le persone; un mondo in cui la schizofrenia e l’alterazione della percezione del sé e dell’Altro generano i mostri del subconscio, portandoli a galla in maniera eversiva ma destinata a perire, perché fuori luogo in un universo già di per sé malato ma scevro da ogni passione.
Così come apparentemente asettica e fredda appare la scrittura dell’autore, che fa della propria narrazione un cinico bisturi della realtà, sezionata ed esposta senza pietà ai lettori nel suo stesso pulsare schizofrenico.
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