“Ma come fai a scrivere così tanto?” È una domanda che mi sento rivolgere molto spesso alle presentazioni e ai corsi di scrittura. La risposta è semplice. “Scrivo tutti i giorni. Poco, ma tutti i giorni.” Raccontare storie è un mestiere, un bellissimo mestiere, ma nessuno chiede al panettiere o al falegname come fanno a produrre ogni mattina. Perché, alla fine, è questo che siamo: artigiani. E aggiungo. Siamo orgogliosi di esserlo. L’uscita sul mercato francese di un preziosissimo cofanetto di 5 film dedicati a OSS117 offre la possibilità di conoscere un creatore di storie che, dal ’48 al ’63, scrisse 12 romanzi l’anno creando una delle saghe più indimenticabili della narrativa d’azione.
Nella mia attività di narratore “pulp” oltre alle ricerche necessarie per trovare ogni volta uno scenario differente per Vlad o il Professionista svolgo spesso ricerche su “colleghi” oggi quasi dimenticati con i quali sento di avere almeno qualcosa in comune. Il catalogo di Segretissimo mi ha offerto spesso spunti interessanti per ripescare autori cosiddetti “minori” ma che conoscevano perfettamente i meccanismi per creare storie avvincenti e serial di successo. Durante un recente viaggio in Francia mi è capitato di scovare una vera chicca. Un cofanetto corredato da un esauriente libro sui film ricavati dalle avventure di OSS117 di Jean Bruce. Considerato che si tratta di film praticamente introvabili sul mercato italiano ( nel quale almeno in parte circolarono) l’esca era troppo allettante. Dalla visione dei film e soprattutto dalla cura con cui è stato scritto il volume d’accompagnamento è nata “la scusa” per rileggersi alcuni di quei vecchi volumetti ormai ingialliti pubblicati a doppia colonna e illustrati dalla mano dell’indimenticabile Carlo Jacono conservati nel mio archivio. Prima di tutto un’osservazione di carattere squisitamente editoriale. Da iniziative come questa- innegabilmente riservata a un numero ristretto di appassionati anche nel paese d’origine ma nondimeno lodevoli - si deduce che gli autori francesi ricevono in patria un trattamento di maggior riguardo rispetto al prodotto similare italiano. È vero che OSS117 vendeva milioni di copie ed è entrato nell’olimpo degli eroi popolari del suo paese alla stregua di Vidocq, di Fantomas e del commissario Maigret, ma la ricca carrellata di trailer dedicati a film di spionaggio Made in France (pellicole in bianco e nero con Eddie Costantine, Lino Ventura, o dedicate a un’altra dimenticata spia di quegli anni, Coplan di Paul Kenny) presenti nel cofanetto ci lasciano intendere una cura e una volontà di supportare il prodotto nazionale di genere che da noi mi sembra decisamente lontana dalle mode culturali… Di fatto Hubert Bonisseur de la
Bath, l’agente OSS117, segnò un’epoca e, ancor prima di 007, contribuì a creare il mito dell’agente segreto, metà detective privato, metà operativo delle forze speciali, strafottente e raffinato, amante della bella vita (e delle donnine…) e, alla fine, sempre schierato “da solo” contro super cattivi e spie e mai semplice “servo del potere”. Come accade in molti casi quando si tratta di eroi popolari, quasi un doppio avventuroso del suo creatore, Jean Bruce, che, pur tenendo la ragguardevole media di un romanzo al mese, riusciva a godersi la vita, proprio come il suo eroe. Amante di …una vita spericolata, Bruce viaggiava si documentava sui luoghi dove portava il suo eroe, amava le macchine veloci, in breve la scrittura era solo una parte della sua vita, importante ma indistinguibile dall’esistenza vera. Se ne andò in una fiammata nel 1963 schiantandosi con la sua Jaguar MK2. È un personaggio che ho sempre ammirato, tanto da riprodurne una versione romanzata nel Professionista. Ricordate? Si chiamava Jacques Bruce ed era un ex agente della SDECE francese diventato narratore di successo con la serie Lo Specialista. Chance Renard lo conobbe in Marea rossa e ne vendicò la morte nel romanzo breve Vendi cara la pelle.
Nato nel 1921, Bruce, come molti autori di romanzi di spionaggio della sua generazione, poteva vantare un’esperienza diretta del mondo dell’intelligence, accumulata durante la guerra. Dapprima pilota poi agente della DGER (Direction Gènerale des Etudes et des Recherches) fondata ad Algeri nel ’44 e rimpiazzata nel 1947 dalla SDECE (Service de Documentation Exterieure et de Contrexpionage) in virtù della sua abilità nel raccoglie informazioni acquisita sin dagli anni ’30 nei corsi di criminologia della polizia che frequentò assiduamente. Terminato il conflitto Bruce però si rende conto di essere troppo indipendente, troppo bon vivant per poter essere un uomo di apparato, un grigio agente magari invischiato in faccende non troppo pulite come avviene agli agenti segreti della realtà. Bruce sogna le imprese di Peter Cheney con il suo Lemmy Caution che, a ben vedere, fu il capostipite di tutti gli agenti d’azione letterari. Giornalista free lance, in un momento economico difficile, Bruce non partì in posizione privilegiata. Dalla sua aveva l’esperienza di vita, una grande fantasia e la convinzione di aver creato un personaggio originale in grado di piacere a un vasto pubblico. Sua moglie Josette (che alla sua morte riprese OSS117 in più di sessanta avventure continuate in seguito anche dai figli Martine e François) racconta che Hubert Bonisseur de la Bath fu una creazione di entrambi. “Jean creò il personaggio e scrisse il primo romanzo per me, con l’idea di dar vita a un eroe che piacesse alle donne, sforzandosi di rendere quella virilità un po’ piratesca che da sempre intriga il pubblico femminile”, dichiarò in un’intervista. Obiettivo raggiunto ma non subito riconosciuto. Tu parles d’un ingenue fu rifiutato da diversi editori prima di essere accettato da Armand de Caro, nel 1947, che aveva appena creato le edizioni Fleuve Noir. OSS177, che inizialmente era un detective, esordì nella collana Special Police con una tiratura piuttosto bassa (per l’epoca e in economica), solo 9000 copie. Il successo fu buono ma non esaltante. Con il tempo si consolidò sino a diventare un fenomeno editoriale tanto che l’editore Presse de la Citè da cui dipendeva Fleuve Noir decise di dedicare al personaggio un’intera collezione. Per la verità l’editore voleva un agente segreto e Bruce inventò un altro personaggio che, però, funzionava meno di Hubert e che fu abbandonato. Hubert divenne così prima un agente dell’OSS, l’Office of Strategic Services (da qui il suo nome di battaglia che, nell’edizione italiana fu ridotto a OS forse perché a noi quella doppia S ricordava troppo altre più fosche organizzazioni) e poi della CIA. Da quel momento il successo di Hubert e del suo autore furono sempre in ascesa, tanto da raggiungere i due milioni di copie vendute. Ma chi è veramente Hubert Bonisseur de la Bath? Sui suoi trascorsi bellici Bruce ha spesso cambiato versione, ricordando missioni d’infiltrazione nella Francia occupata dai nazisti o in Medio Oriente. Un po’ di confusione dovuta forse al cambiamento di rotta del personaggio da detective ad agente segreto, un po’ al ritmo con cui le avventure vedevano la luce. Sulle origini francesi di un agente “americano” come imponeva la moda dell’epoca, invece Bruce non ammetteva discussioni. In una delle prime avventure(Romance de la Mort) Hubert fornisce rifugio nella sua casa di New York a una spia yugoslava che, dopo averlo “tangibilmente” ringraziato gli domanda se davvero è di origine francese. Da qui nasce un curioso aneddoto rimasto nella leggenda. Un nobile avo di Hubert fuggì in America ai tempi della Rivoluzione. Finito a New Orleans si guadagnava da vivere con mille espedienti, tra le altre cose fingendosi testimone nei processi. Interrogato da un giudice che gli chiedeva di dichiarare le sue generalità, il poveretto privato del titolo e del nome rispose Bonisseur de la Bath che, nel linguaggio dell’epoca, significava appunto “testimone a favore”. Da quel giorno l’appellativo che suonava in qualche modo “nobile” divenne il nome de guerre di famiglia. E Hubert arrivava così, definito un “principe pirata” dal suo stesso autore, prima fu agente americano, poi si staccò dai servizi di Langley agendo come free lance e addirittura divenne l’alfiere di un’altra OSS, un’organizzazione internazionale formata da… madri di famiglia impegnate a evitare che la Guerra fredda degenerasse in un massacro dei loro figli.(A cominciare da 0SS117 Meglio spia che morto) Richiamato anni dopo in servizio dal suo vecchio capo- il signor Smith- Hubert visse innumerevoli avventure in ogni luogo del mondo. Romanzi semplici, rapidi e avvincenti che, seppure gravati da una certa ripetitività di schemi, avevano sempre un tocco originale e veritiero. Spesso Hubert s’inseriva in una vicenda spionistica i cui protagonisti erano altri personaggi, di solito uomini e donne coinvolti in un intreccio sentimentale di cui lui diventava elemento catartico. A volte invece si gettava a capofitto in situazioni pericolose alcune di stampo più tradizionale( passaggi di documenti, spie da recuperare), altre di ispirazione più jamesbondistica, altre addirittura fantascientifiche come nel già citato Romance de la Mort, ambientato in gran parte in Yugoslavia dove il nostro s’infiltra in un laboratorio dove vengono condizionati automi-killer da inviare in Occidente. Sono gli anni della Guerra fredda quando, secondo le parole di Churchill, l’URSS aveva fatto calare in mezzo all’Europa una Cortina di Ferro. Un confine, figurato e reale al tempo stesso, che OSS era destinato a varcare in numerose occasioni. I suoi non sono mai romanzi “politici” ma s’inseriscono più che altro nel filone avventuroso che mescola l’azione al noir dove la vera regola è quella dell’eroe solo contro tutti. La parabola di OSS117 raggiunge il suo culmine con il romanzo Panique a Wake (pubblicato anche da Segretissimo) che registrò record di vendite in tutto il mondo e ottenne diversi premi. Con la sua morte fu Josette a riprenderne il personaggio limitandosi a “soli” sei romanzi all’anno e riproducendone tutto il glamour e la capacità di avvincere. Alla fine degli anni ’80 i figli Martine e François ripresero l’eroe con un romanzo d’esordio dal titolo volutamente provocatorio OSS117 è morto. I tempi erano cambiati e il revival durò poche puntate su Segretissimo anche se in Francia furono pubblicati 20 titoli l’ultimo dei quali OSS117 Prend le large lasciava immaginare un ritorno… Di fatto, rileggendo oggi alcune versioni originali degli anni ’60 pubblicate su Segretissimo i romanzi di Bruce sono ancora godibilissimi e si nota una cura nella ricostruzione ambientale fuori dal comune. Durante la stesura di un reportage che sto realizzando per il Touring Club su Hong Kong e gli eroi che l’hanno visitata ho potuto riscontrare che in quei luoghi Jean Bruce era stato davvero, aveva visitato i localacci, i bar della taxi girl, frequentato espatriati e mercanti d’armi che poi aveva riprodotto nei suoi romanzi. Val la pena di riscoprire il personaggio e lo scrittore. Unica nota negativa che si ricava dalla lettura dei volumetti pubblicati da Segretissimo: le traduzioni italiane veramente inaccettabili, soprattutto se confrontate con lo stile originale che, seppure tradiva qualche ingenuità, era piuttosto secco. Negli anni ’60, in piena “era Bond” furono realizzati anche i cinque film proposti nel cofanetto che ha ispirato questo articolo. Certo, furono produzioni relativamente a basso costo (il primo, OSS117 n’est pa mort, adattato dal romanzo omonimo, numero 22 della serie) era addirittura in bianco e nero. Il regista, però, era Andrè Hunebelle (quello della serie Fantomas con de Funes e Marais) e nel cast a volte apparivano nomi di spicco come Marina Vlady e Robert Hossein. Da segnalare che il migliore della serie - ma tutti sono godibili- A tout coeur a Tokyo, c’è la consulenza di Terence Young che vi apportò quel tocco alla 007 necessario a rendere tutto più sofisticato. In effetti il film ha molti punti in comune con 007 Si vive solo due volte con il quale condivide numerose ambientazioni. Forse al loro successo, che fu comunque lusinghiero, avrebbe contribuito una continuità negli interpreti. Prima venne Kevin Matthews, poi Frederick Stafford, ex nuotatore e brillante uomo d’affari ma non un attore (almeno così la pensava il regista, ma Stafford girò anche con Hitchcock in Topaz) e infine un insipido John Gavin. Ma OSS117 fu portato sullo schermo anche da altri registi e persino in una serie televisiva. Insomma l’eroe e la materia c’erano, forse mancarono i fondi e soprattutto un coordinamento generale della proposta che finì per qualificarsi come una semplice imitazione del modello Bond. In ogni caso il cofanetto Oss117 Les Dossier Secretes edito da Gaumont vale la pena dell’acquisto non solo peri film ma anche per il ricco apparato fornito dal volume riccamente illustrato, le interviste filmate e l’appendice di trailer di film di spionaggio d’epoca che faranno la delizia degli appassionati. Procurarselo non è così difficile.
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