Vorrei dire che Chocolate è il miglior film marziale che ho visto quest’anno ma sarebbe riduttivo. Certo è una vicenda marziale, orientale e di grandissima spettacolarità, ma è anche un grandissimo noir, un film umano e crudele, sensale abituali svirgolate melò che spesso appesantiscono certi prodotti orientali.
Il titolo può risultare oscuro, in realtà credo prenda spunto dall’abilità con cui la protagonista(una ragazzina autistica9 tra le altre cose si nutre prendendo al volo degli Smarties…qui citazione da un altro film mitico di Hk GOD OF GAMBLERS con Chow Yun fat che era appunto un artistico particolarmente dotato per le carte ma che, mangiando cioccolata diventava un giocatore abilissimo.
Le analogia finiscono qui.
Immaginate il mondo criminale di Bangkok, un universo tropicale, caldissimo violento. Una Suaa (Una tigre) un boss della mala si serve di una gan di kathoy (travestiti) che sono notoriamente tra i più feroci gruppi della mala locale ma anche di una bellissima tatuata Zin. Quest però s’innamora di uno yakuza rivale del suo boss. Per salvarlo uscirà dal giro e non dovrà più tornarvi. Rimane incinta ma il suo amato è costretto a tornarsene in Giappone. La loro figlia ZEN è chiaramente artistica. Cresce guardando Tony Jaa e Bruce Lee alla tv. Quando la madre si ammala di cancro e necessita di soldi per la chiemio, Zen e il cuginetto ciccione Sam, cominciano a elemosinare per le strade esibendosi in una spettacolo di abilità. Zen in effetti ha appreso meccanicamente delle abilità fisiche favorite forse dal su ostato mentale. In pratica ha riflessi eccezionali e un’abilità di imitare i movimenti marziali quasi magica. La madre sta sempre peggio e i due ragazzi trovano un lista di creditori che nel mondo della mala le devono dei soldi. Qui abbiamo un primo saggio dell’abilità marziale di Zen che, fatalmente va a cozzare contro gli interessi del vecchio boss di sua madre. Questi(che per gelosia si sparò a un piede in uno slancio masochistico) non ha rinunciato alla vendetta. Manda un messaggio al padre yakuza di Zen informandolo sulle condizioni della moglie e dell’esistenza della figlia. Una sarabanda finale degna dei migliori film del genere, ben filmata e con moltissime trovare. Non è un caso che l’avversario più duro per Zen sia un ragazzo epilettico altrettanto dotato per il combattimento se stimolato da particolari segnali. Anche qui un rimando alla tradizione dei film come Criplled Masters. Ma il tono cupo, la fotografia perfetta, la spettacolarità e il realismo della violenza allontanano la storia da un semplice film marziale. Il finale è tragico e melò come è tradizione di questo filone orientale. Zin muore in combattimento e la figlia resta artistica ma di lei si curerà il padre yakuza che, in una vita di violenza, ha imparato qualcosa dagli affetti familiari. Film semplice? provare a vederlo… la realizzazione, i temi complessi e ben svolti lo rendono molto più interessante di un sacco di blockbuster strombazzati italiani e non. Intellettuali e non.
Keep blasting, my friends.
Per il momento il film è visibile solo in Thai con sottotitoli inglesi ma mi auguro proprio che arrivi almeno sul mercato francese…su quello italiano forse in HV…classificato come uno dei soliti picchiaduro. E questo, lasciatemelo dire è an che colpa di quel pubblico che cerca solo produzioni miliardarie o film d’autore “psicologici” che di psicologia non hanno un accidente e sono sostenuti da un finto concetto della cultura… che magari vuol essere anche popolare ma schifa il prodotto d’intrattenimento a priori e non capisce quando da un sano film d’evasione si potrebbe ricavare di più.
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