Guarda che nella vita vera non arriva mica Trinità a mettere le cose per il verso dritto!” Lo diceva mio padre…. Io avevo dodici anni e avevo la testa piena di eroi avventure, lette sui libri, viste al cinema, sui fumetti. Non gli diedi ascolto, coltivai la passione per le storie di fantasia, quelle in technicolor anche sui quadernini a quadretti. Non ricordo un momento in cui non ho scritto un racconto d’avventura. Ne vado fiero. Alla fine, come Chance Renard il Professionista, forse il mio personaggio più fortunato ho capito che non sapevo fare altro.
Mio padre aveva ragione, però. Noi narratori - e buona parte dei lettori veri, quelli che non comprano solo l’ultimo best seller perché se ne parla - viviamo in un mondo che è simile ma non coincidente con quello reale. Nella vita vera vince il prepotente, quello col macchinone, lo scrittore che non deve lavorare e si può permettere di raccontare di aver scritto il primo romanzo fingendo di studiare e che poi il paparino ha aiutato a diventare uno “di grido”… e magari se ne vanta anche, convinto di essere simpatico. Nella “vita vera” vince chi ti spara alle spalle, chi ti dice “siamo una grande famiglia” poi sfrutta il tuo lavoro per mettersi i soldi in tasca.
Io vivo in un mondo dove questo impietoso quadretto si stempera e ogni atto, ogni persona acquistano un aspetto leggermente diverso. Per questo ho cominciato (dopo anni di viaggi fantastici in ogni angolo del mondo) a scrivere storie che si svolgono in Italia o quantomeno partono dal nostro paese. E ci sono amici veri e donne sognate… ma una volta entrati nei racconti perdono un po’ del loro essere per prestarlo a quell’universo di fantasia che mi è necessario per vivere. Non sono né buoni né cattivi perché, in questa vita qui…quella dei sogni, alla fine, anche i morti si rialzano e vanno a farsi una birra assieme.
È un po’ il mio modo di combattere l’arroganza, l’ipocrisia di quel mondo vero che va combattuto sempre e con le sue stesse armi, altrimenti non sopravvivi.
Ma quando stai davanti alla tastiera…be’, le regole cambiano, amici miei.
E così con queste storie, nate soprattutto per dare piacere, si può combattere il nemico due volte. Dopo averlo affrontato nel mondo reale con quei pochi mezzi che abbiamo a disposizione, con fermezza ma anche pronti ad accettare un’inevitabile sconfitta, si torna sul campo. E, togliendo una battuta al grande Sergio Leone, puoi rispondere al prepotente, all’arrogante, a quello che ti promuove solo se scrivi il libro secondo le regole del mercato, con la voce lapidaria di James Coburn: “Giù la testa… coglione!”
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