Non conoscevo Al Custerlina prima di aver visto il suo libro. Però conoscevo i Balcani che, per chi legge un po’ le mie cose, rappresentano un’ambientazione abituale. I balcani sono, almeno nel mio immaginario, un po’ un’ultima frontiera. Al di là delle vicende storiche degli ultimi venti anni sono un territorio “vicino”, ogni giorno di più. Ci sono arrivate e ancora arrivano scene di guerra, di massacri, di criminali in fuga,ricercati eppure quasi mai trovati. Ma c’è anche un risvolto più personale. Chi non ha visto o conosciuto un serbo, un croato, un bosniaco, un albanese negli ultimi anni? Sono arrivati qui credendo di trovare un paese che invece è diverso da quello che vedevano in televisione. E,come in tutti i gruppi, ci sono persone per bene e persone “meno” perbene. Che l’emigrazione(anche italiana) sia sempre stata legata a fenomeni di espansione criminale, mescolati con situazioni locali già operanti non è cosa nuova. E la narrativa noir, per sua natura, tende a tralasciare le persone “perbene” e a parlare di quelle “permale”. Senza dietrologie razziali, è la caratteristica del noir. Per cui ho comprato questo libro corposo, complesso e avvincente, anche invogliato dalla copertina di Onofrio Catacchio e mi sono lasciato coinvolgere. Fatelo anche voi. Seguite Al Custerlina in un mini racconto che ci dice molto più del suo libro di qualsiasi discussione.

Un giorno, un tizio sulla cinquantina mi ha chiesto: - Balkan Bang! È un giallo o un noir?

- Non lo so. – Ho risposto.

- Un thriller?

- No.

- Cristo, qualcosa deve pur essere, no? Mi hai detto che sei uno che adora i generi, giusto?

- Be', in Italia lo chiamano poliziesco, ma io preferisco "crime novel", all'americana.

- All'americana. – Ha sfottuto lui grattandosi la barba sfatta e dando un tiro alla cicca: - Cos'ha il poliziesco che non va? – Ha finito la frase sbuffando fumo dalla bocca.

- La mia è una storia di crimini, non di poliziotti.

E lui: - Ci saranno pure gli sbirri, no?

- Si, ma la storia è criminale.

- Cazzate.

Sono rimasto in silenzio.

Lui ha buttato la cicca guardando a terra. Poi ha chiesto: - A cosa somiglia?

- Hai presente i telefilm americani anni '70? Oppure i poliziotteschi italiani?

- Si.

- Eh.

- Tutto qua?

Io non ho voluto menargliela e ho ammesso il mio amore per Quentin Tarantino, Joe Lansdale ed Elmore Leonard.

E lui: - La solita roba a stelle e strisce, allora?

- Senti, - gli ho detto alzando un poco la voce, - se avessi voluto scrivere la solita roba, non mi sarei dannato due anni, cazzo. E' roba mia.

- Due anni, eh?

- Esatto.

- Non vuol dire niente. Ce ne potevi mettere anche dieci di anni. Tanto gli scrittori italiani non possono scrivere roba così.

- A no?

- E' una questione di cultura.

- Che stronzata! – Mi sono acceso un mezzo toscano in tre boccate. – E comunque io sono poco italiano.

- Sarebbe a dire?

- Sono nato e vivo a Trieste, una città che è italiana almeno quanto è austriaca e balcanica. Ho sempre frequentato la Slovenia, la Croazia e la Bosnia. La mia compagna è di madrelingua slovena. Mi nutro principalmente di kebab e cevapi, salsa ajvar, cipolla e birra. Ho sempre letto autori anglosassoni, guardato film e telefilm americani, e amo la cultura popolare, quella dei generi. Che cazzo vuoi che esca fuori da un tipo così?

- E allora?

Ho cominciato ad agitarmi: - Ora mi stai stufando, amico. - Tirata al sigaro, occhio destro socchiuso. - Immagino tu non abbia la minima idea di cosa siano i Balcani, vero? – Ho cominciato a giocherellare con il ferro che avevo in tasca.

- Be', insomma…

- Allora apri bene le orecchie: i Balcani sono l'Ultima Frontiera dell'Europa, un posto dove le tensioni etniche e religiose sono più palpabili del culo di Nadia Cassini, dove pochi anni fa una guerra tremenda ha lasciato cicatrici che ancora adesso spurgano odio e dove gli interessi sovra-nazionali la fanno da padrone.

E lui: - Boom!

- A be', certo, a te sembra tutto tranquillo solo perché siamo in Europa, vero? - Gli ho puntato il sigaro contro, come fosse la canna di una pistola, l'altra mano l'ho tenuta in tasca. – Stammi bene a sentire: ti sembra normale che il corteo di un matrimonio croato passi strombazzando e sventolando bandiere a scacchi bianco-rossi nel pieno centro di una città serba proprio mentre i muezzin chiamano alla preghiera? Lo capisci si o no che in quel posto la quiete durerà soltanto fino a quando non andrà via l'ultimo soldato della forza di pace? Eh!?

Lui è indietreggiato di mezzo passo: - Si, si, va bene. E questo che c'entra con il tuo romanzo?

- C'entra anche troppo, cazzo. La trama di Balkan Bang! parla di tensioni. Tensioni generazionali, tensioni etniche e religiose, tensioni morali. E tensioni legate al dominio criminale. E in mezzo a tutto questo c'è la polizia, più o meno corrotta, e una serie di schizzati specializzati nel combinare casini di vario tipo.

- E poi?

- E poi c'è Sarajevo.

- Quella dell'assedio?

Io ho annuito tirando il sigaro.

- E allora? - Ha detto lui strafottente.

- Amico, ma tu l'hai letto 'sto cazzo di romanzo? - Gli ho sventolato il manoscritto in faccia.

- L'ho sfogliato un poco. 'Sto Balkan...

Bang!

La pallottola ha bucato la mia giacca da snowboard e si è ficcato nel suo petto.

L'editore è stramazzato a terra. Un fiore rosso gli è sbocciato in mezzo al petto.

Nasvidenje.

E per finire qualche consiglio di lettura:

Il caso sbagliato di James Crumley - Einaudi - la riedizione ritradotto di un classico dell’hard boiled con una copertina da schianto per ricordare un autore da poco scomparso.

Tortuga - di Valerio Evangelisti -Mondadori - perché una storia di pirati, avvincente ed emozionante come un film può anche essere una storia politica.

Ultima corsa di Richard Stark - Alacràn - un’avventura inedita di Parker, riferimento impedibile per tutti gli amanti dell’hard boiled