Immagini reali, girate durante un periodo trascorso con la squadra antimafia di Milano, si alternano alla storia che fa da sfondo al film: è Sbirri, film di Roberto Burchielli con Raoul Bova, Luca Angeletti, Simonetta Solder e Alessandro Sperduti, una storia sperimentale che mescola realtà e finzione allo scopo di raccontare una verità sconosciuta ai più.
Sbirri è la storia di Matteo Gatti (Raoul Bova) un giornalista televisivo che, dopo aver perso il figlio per l'assunzione di una pastiglia di ecstasi, vuole svolgere un'inchiesta e viene accolto nella Squadra Speciale della Polizia che combatte lo spaccio di droga a Milano.
Matteo, quindi, compie un viaggio reale nel mondo della droga alla ricerca convinta e disperata dei motivi della morte di suo figlio, del colpevole, ma anche del suo essere genitore inadeguato e conosce,così, con stupore e disagio, tutti gli aspetti del fenomeno droga, della sua rapida e drammatica espansione che travolge tutte le classi sociali e migliaia di ragazzi sempre più giovani.
Matteo scopre anche con ammirazione la vita dei poliziotti, eroi normali, che quotidianamente mettono a rischio la propria vita per combattere il crimine.
La caratteristica principare del film è che tutte le operazioni della squadra inserite sono vere: Raoul Bova, per potervi partecipare, si è infatti camuffato e ha vissuto per un mese con il nucleo speciale di polizia partecipando alle azioni dell'antidroga, agli arresti, agli interrogatori, che dunque sono autentici e vissuti in presa diretta.
La pellicola, nelle sale dal 10 aprile, è stata presentata in anteprima a Scampia, quartiere della periferia napoletana, alla presenza del protagonista e produttore Raoul Bova, che ha incontrato i ragazzi dell'Itis Galileo Ferraris.
L'attore stesso ha così presentato il film: "È la storia di un padre e una madre che perdono un figlio per aver assunto una sola pasticca di ecstasy. Mostriamo il dolore che si prova perdendo un figlio e la voglia di capire cosa fa la polizia per contrastare il fenomeno e magari anche il mondo giovanile: ci chiediamo se veramente è solo colpa loro o se siamo tutti responsabili".
Bova racconta anche come è stato lavorare a un progetto così nuovo: "Un'esperienza totale, si improvvisava moltissimo. Qualche volta capitava che, arrivati all'alba, stanchi morti, capissimo che era il momento per girare una certa scena, qualcosa che sentivamo in quel momento. E lo si faceva. Ecco, c'era molta libertà e immediatezza".
La proiezione del film a Scampia, distribuito da Medusa e prodotto dalla Rti e dalla Sanmarco, è stata l'anteprima del festival Periferie del Mondo - Periferia Immaginaria, nato proprio a Scampia e giunto alla quinta edizione.
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