Penelope Guzman è una detective privata: bella, determinata, affascinante. In una ipotetica cittadina degli Stati Uniti si svolge la vicenda che la vede protagonista: le viene, infatti, affidato un caso molto particolare. Il signor Baldwin la incarica di trovare le prove che lo accusano di un omicidio, per scarcerare il suo amante, il signor Spoonish, ingiustamente incarcerato.

Comincia così l'avventura di Penelope, che, guidata dal suo intuito, giunge brillantemente alla soluzione del caso.

Questi sono in breve gli elementi del romanzo Penelope Guzman. Il Colpevole, opera prima di Eliott Parker, uscito da pochi mesi per la Seneca Edizioni.

Purtroppo è proprio il caso di dirlo: il romanzo paga il pegno di essere il primo lavoro di un autore inesperto, a cui mancano anche il supporto e l'editing di un occhio esterno e maturo.

Infatti l'aggettivo che meglio descrive il libro è acerbo.

Acerba la trama, che procede per quadri piuttosto statici; acerbi i personaggi, stereotipati e poco articolati; acerbo lo stile, ripetitivo e ridondante.

Troppi luoghi comuni, troppi avverbi, troppe ripetizioni, troppe scene già viste altrove. Il romanzo risulta nel complesso patinato da un alone di stereotipo che lo appesantisce e lo opacizza, senza dargli la possibilità di trovare una sua reale dimensione. Così la vicenda prende le mosse da uno spunto interessante, ma si arena su se stessa dopo alcune pagine: Penelope si trasforma in una Jessica Fletcher giovane e avvenente, che si muove in una Cabot Cove senza nome, circondata da amici fidati e pericoli in agguato.

Senza dubbio la mancanza di editing accurato ha penalizzato l'autore e non gli ha permesso di correggere il tiro e si evitare alcune ingneuità, soprattutto stilistiche, giustificate solo in parte dalla prima volta editoriale.

Una nota di merito invece alla copertina e alla grafica in generale.