Poca gente in sala, alla prima proiezione pomeridiana di Gran Torino e quei pochi, probabilmente, si aspettano che Clint, col fucile che imbraccia nella locandina, dopo dieci minuti porti fuori dal garage la bella Ford del 1972 per fare piazza pulita delle insostenibili malefatte del quartiere.
Ma per tutto il primo tempo questo non succede e la luccicante Gran Torino di Starski e Hutch rimane da sola a fare bella mostra di se nel bassocomodo, fino a che il pubblico non afferra che la macchina in questa storia è solo un pretesto.
Il vecchio Clint con la faccia da duro ringhia, forse anche troppo, agli odiosi figli opportunisti e agli invadenti vicini coreani, di cui non comprende la lingua, ma finisce col farsi tirare in mezzo ai loro guai suo malgrado e quando finalmente lucida le armi tutti aspettano col fiato sospeso che esca per fare una strage.
Ma l’anziano saggio risolverà il problema altrimenti, accontentando tutti, persino il giovane prete che tutti i giorni lo batte ai fianchi con le sue inutili prediche.
E dopo due ore gli spettatori escono un po’ vergognosi e alla chetichella con gli occhi umidi…
GRAN TORINO - USA 2008 – 116’
Regia: Clint Eastwood
Con: Clint Eastwood, Cory Hardrict, John Carroll Lynch, Geraldine Hughes, Brian Haley, Brian Howe, Nana Gbewonyo.
Walt Kowalski è un burbero reduce della guerra in Corea che custodisce come una reliquia una Ford Gran Torino del 1972 in garage.
Razzista e anticoreano dichiarato, dopo la morte della moglie, si ritroverà a dover convivere con l’invadenza degli abitanti del quartiere, diventato il principale centro suburbano della comunità coreana.
E saranno proprio i vicini coreani a tendergli una mano per aiutarlo a uscire dal suo isolamento e lui contraccambierà difendendoli da una pericolosa gang di bulli.
La schermitrice che era andata a vedere Nemico pubblico N°1 - L’istinto di morte di mercoledì sera, convinta di trovare una gran ressa alla biglietteria del multisala (per via della riduzione a 5 euro) aveva trovato solo quattro gatti, che una volta entrati, si erano messi a vagare incerti da una sala all’altra alla ricerca del film ideale su cui soffermarsi.
A Nemico pubblico iniziato infatti, dopo un quarto d’ora, era entrata una mezza dozzina di adolescenti ghignanti, probabilmente attratti dal divieto ai 14 anni (e becum galina! Se li avevano) che ciarlieri si erano subito stravaccati appoggiando i piedi ai poggiatesta delle poltrone davanti. Nel frattempo sullo schermo un muscolare Vincent Cassel in lentine marroni pugnalava con impegno un uomo nudo prima di seppellirlo vivo.
Il marito di Monica Bellucci ormai deve aver votato la carriera a interpretare solo ruoli da delinquente.
I soliti attenti ragazzini, tra una videata e l’altra di cellulare e giochini di laser sul soffitto, si erano accorti di un lieve disturbo sul fondo dello schermo, a sinistra, che si notava soprattutto nelle inquadrature diurne di quando il protagonista si reca al mare in Spagna a incontrare il grande amore.
A un’attenta visione infatti, un capello, evidentemente rimasto appiccicato al proiettore, sembrava salutare festoso.
“Ahò! Guarda un po’ che si sono persi questi!” e sghignazzavano.
L’occhialino di fianco tutto preso dai pop-corn intanto si informava “cos’è che si sono persi?”
“Ma a che ti servono gli occhiali se non ci vedi?”
“Ah!... Si, sembra un capello ingrandito…”
“Tsé! Un capello! Maccheccazz… ma sei orbo! Non vedi com’è fatto e il bulbo l’hai guardato il bulbo?”
La schermitrice si distoglie dalla storia per osservare meglio il crine incriminato. Effettivamente...
E i cinni giù a ridere, a parlottarsi nelle orecchie e a tirarsi pugni nelle spalle, tant’è che a un certo punto si vedono i pop-corn schizzare in aria e atterrare con un rumore di polistirolo sul linoleum seguiti da un rovesciamento di Coca cola, che perlomeno pone fine ai ripetuti rumori di risucchio.
“Aho! Ma che ci staranno facendo laddentro?” E si voltano indietro all’unisono a osservare in alto la finestrella azzurra del proiezionista.
E giù altre risate.
Poi finalmente sullo schermo parte la mattanza di Mesrine e i cinni ammutoliscono immersi nel bagno di sangue, nei pestaggi, e nelle rocambolesche fughe dal carcere e non fiatano più fino alla fine.
Mentre la schermitrice continua a vedere il “capello” svolazzante che rimane impresso sullo schermo fino all’ultima inquadratura.
Per un solo attimo ridono tutti insieme, quando dopo indicibili torture e privazioni di ogni sorta al prigioniero Cassel vengono strappati anche i vestiti, con cui si protegge dalla luce troppo forte, e quando riceve la sua unica lettera gli aguzzini tolgono la corrente, impedendogli per sempre di leggerla…
Nemico Pubblico n. 1 – Parte prima - L'Instinct de mort
Francia, Canada, Italia - 2008 – 113’ - V.M. 14
Regia: Jean-François Richet.
Con: Vincent Cassel, Cécile De France, Gérard Depardieu, Roy Dupuis, Elena Anaya, Gilles Lellouche, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer, Florence Thomassin, Ludivine Sagnier, Gilbert Sicotte, Abdelhafid Metalsi
La prima parte di questo film è uscita il 13 marzo, mentre la seconda Nemico pubblico N°1 - L’ora della fuga, arriverà in sala il 17 aprile. Il dittico narra la storia di Jacques Mesrine, il leggendario gangster francese, ucciso in maniera spettacolare nel 1979 in pieno centro di Parigi, con colpi di pistola a distanza ravvicinata. Ispirato al romanzo autobiografico di Mesrine, L’Instinct de mort, che scrisse dal carcere poco prima della sua clamorosa evasione.
Questa prima parte lo mostra, soldato, alla sua iniziazione alla violenza in Algeria, in un crudo interrogatorio a un prigioniero.
Tornato in Francia, in cerca di soldi facili, Mesrine si mette alle dipendenze di Guido (Gérard Depardieu) un piccolo boss a capo della criminalità locale. Il matrimonio con una bella spagnola, che lo renderà padre per tre volte, e l’esperienza del carcere non lo fermeranno. Dopo l’abbandono della moglie e l’incontro con la determinata Jeanne Schneider (Cécile de France) - i due si butteranno in una serie di rapine a mano armata tra Parigi e Montreal.
Queste e altre nefandezze renderanno Mesrine famoso in Canada come Nemico pubblico N° 1.
Per la seconda parte del film Vincent Cassel ha dovuto ingrassare di venti chili.
“Li ho messi su in quattro mesi prima delle riprese e li ho ripersi in nove mesi durante le riprese” racconta l’attore, che per questo ruolo in patria ha vinto il Cèsar come migliore interpretazione maschile.
“Abbiamo girato al contrario perché sapevo che non sarei mai riuscito a mettere su chili mentre lavoravo. Lo stress sul set mi fa sempre perdere peso”
Che il capello sia con voi!
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