Jean- François Richet un genio in stato di grazia e Nemico pubblico n. 1 - L'istinto di morte (parte 1), suo secondo film a trovare una distribuzione in Italia (il primo Assault on precinct 13, remake del capolavoro di Carpenter Distretto 13: le Brigate della morte non era un granché e lo scrivemmo…), il migliore noir-polar degli ultimi anni. Il perché è presto detto: psicologia zero, azione mille, spiegazioni zero virgola zero, situazioni, sotto forma di sparatorie, detenzioni, evasioni, diecimila.
In un pugno di parole tutto il succo di un film che lascia senza fiato. Basterebbe la sequenza iniziale in split-screen, ogni riquadro la stessa azione ripresa da un differente punto di vista per diventare, quando il punto di vista è lo stesso, sfasata sul piano temporale, per capire di che pasta è fatto questo biopic su Jacques Mesrine, il più famoso bandito francese.
Sbaglia chi pensa ad un’apologia del bandito o ad una lettura romantica della sua figura. Certo, da quello che si vede romantico Mesrine lo è stato e parecchio, soprattutto nei confronti dell’altra metà del cielo, ma è stato anche altrettanto violento (e in fondo misogino…), ma rimane sufficientemente chiaro come la vita del fuorilegge non promette, e di conseguenza non mantiene, nulla di buono, e invecchiare è comunque da considerarsi come un miracolo.
È invece la tensione che si respira dall’inizio alla fine, la forza delle scene (l’assalto alla prigione solo per mantenere fede alla promessa fatta…), la potenza della regia, l’eccellente performance di Vincent Cassel, a fare del film un grande, anzi un grandissimo servizio reso al cinema.
Seconda parte in arrivo ad aprile, e l’attesa sembra già troppo lunga…
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