Una notte caliginosa, una strada illuminata da lampioni velati. Asfalto insidioso. Una curva pericolosa, anche se non più di tante altre. Ma, come tante altre, anche... “sfidante”. Una curva intrisa della viscida saliva del demone della velocità. Che promette adrenalina, o dolore. O morte.
Questa è l’immagine di copertina del nuovo lavoro di Gianfranco Nerozzi, intitolato Il cerchio muto (Editrice Nord). E’ una fotografia che troviamo adeguata ad introdurre le ben 580 pagine di un romanzo spietato nello sprofondare il lettore nella “twilight zone” tra una realtà d’incubo e l’incubo del sovrannaturale.
La realtà d’incubo è quella delle cosiddette “stragi del sabato sera”. Effetto devastante di menti ottenebrate da mix di stanchezza e alcool, talvolta pasticche... Ma anche fatale conseguenza di contachilometri affamati, di confronti inebrianti. Purtroppo, il nastro di cemento non è quello virtuale, mai macchiato di sangue, di un Need for speed, né l’adrenalinica finzione cinematografica di un Fast & Furious. La realtà d’incubo è quella di un bodycount micidiale, è una lista di esistenze condannate all’invalidità, a volte psicologicamente minate.
Da questo iniziale tema portante, interessante e d’impatto, prende il via Il cerchio muto. Ma la trama si trasforma presto (ancora una volta, per chi conosce l’autore) in un’idra narrativa: dal nucleo iniziale si dipanano varie storie individuali, che poi inevitabilmente intersecheranno fatalmente. Nerozzi propone un thriller che nasce all’insegna del noir, ammicca al poliziesco e cresce nell’ombra vitale dell’inquietudine horror; e, come spesso accade nelle sue opere, mentre ci cattura con il thrilling, ci parla di rapporti umani, di ansie, di paure, di errori, di tradimenti, di incomprensioni, ma anche di coraggio e amore, pur nelle contraddittorietà e ipocrisie della vita. Sì: Il cerchio muto è soprattutto una drammatica e intensamente umana ghost story. Non per niente, a suo tempo, Carlo Lucarelli definì Nerozzi “il più sanguinario degli scrittori noir, il più romantico degli scrittori horror”. Una descrizione che sottoscriviamo senz’altro.
Ecco la quarta di copertina del volume:
È una notte qualsiasi. Dunque è una normale tragica notte qualsiasi. Domattina i giornali saranno pieni di numeri, di statistiche. Ma la storia non cambierà: qualcuno – probabilmente giovane, magari ubriaco – avrà finito di vivere sull’asfalto di una strada, poco lontano da una discoteca. Ma nessuno ci pensa. Perché sono cose che capitano agli altri. Non ci pensa Clorinda, che stanotte compie diciotto anni ed è finalmente pronta a volare via. Da un padre troppo presente, da un’esistenza trascorsa in solitudine, da una gabbia di ricordi e di ossessioni. Vola verso il luogo dei suoi sogni, là dove tutto è musica, sorrisi, palpiti, vita: una discoteca. Non ci pensa Franco, che sta correndo all'impazzata con gli occhi fissi sulla strada e con la testa piena di rabbia e di dolore perché non riesce a cambiare, a laurearsi, a diventare un poliziotto come suo padre. Invece il destino ci ha pensato.
A far incontrare Clorinda e Franco. In uno schianto. In un urlo. E poi nel silenzio.
A mettere sulla strada di Franco e Clorinda una giovane donna dal passato difficile e dal presente confuso: il vice questore Chiara Monti. E tutto il suo cuore gonfio di segreti.
Dall’incidente, Franco esce con un senso di colpa che gli brucia l’animo. Così, per non morire consumato da quell’angoscia, comincia a raccogliere per conto di Chiara tutte le informazioni possibili sulle «stragi del sabato sera»: la dinamica degli scontri, i referti medici, la storia delle vittime. E si rende conto con terrore che quegli incidenti apparentemente casuali sono uniti l’uno all’altro. Che sono anelli di una catena destinata a legare per sempre lui, Clorinda e Chiara.
Sul confine tra la luce e il buio, dove il sogno e la realtà si confondono, si muove Gianfranco Nerozzi: preparatevi a essere conquistati da uno degli autori più talentuosi della narrativa italiana contemporanea…
Gianfranco Nerozzi è nato nel 1957. La sua produzione narrativa spazia dal noir al thriller, dallo spionaggio avventuroso all’horror, di cui spesso contamina anche altri generi. Il suo esordio risale al 1991, con la pubblicazione di Ultima pelle (per Addictions, con lo pseudonimo di F. J. Crawford). Seguono: Le bocche del buio (1993), L’urlo della mosca (1999), Ogni respiro che fai (2000), Immagini collaterali (2003). Nel 2000 escono una sua antologia di racconti (Prima dell’urlo) e un giallo con protagonista Topolino per la Walt Disney Libri (Una notte troppo nera). Con il thriller Cuori perduti si aggiudica il Premio Tedeschi 2001, pubblicato quindi nel Giallo Mondadori. Cura l’antologia AAVV In fondo al nero (Mondadori 2003). Per Segretissimo, con l’alias di Jo Lancaster Reno, propone la serie Hydra Crisis (L’occhio della tenebra, 2003; La coda dello scorpione, 2004; Lo spettro corre nell’acqua, 2007). Con Genia, inizia nel 2004 una saga thriller/horror di cui nel 2005 esce il secondo capitolo: Resurrectum. Nel 2008 la Mondori edicola distribuisce in uno speciale horror la sua Cry Fly Trilogy. Molto attico anche sul fronte della narrativa breve, partecipa a varie antologie, tra cui le recenti Anime nere e Legion, entrambe per Mondadori. Scrive anche sceneggiature per cinema e teatro. E’ docente di thrilling nella scuola Incubatoio 16 e membro del direttivo della Associazione Scrittori Bologna.
Chiudiamo invitando i lettori a tenere d’occhio le nostre pagine, nei prossimi giorni: ThrillerMagazine sta infatti approntando sia una recensione de Il cerchio muto sia una nuova intervista a Gianfranco Nerozzi, sul quale ricordiamo essere disponibili nei nostri archivi anche altri articoli.
Gianfranco Nerozzi – Il cerchio muto. Narrativa Nord. Pag. 580. Euro 18,60.
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