A volte le cose vanno male, a volte decisamente male. Ma a Frank glielo dovevo. Joe qui, Joe là. Al Bowling insieme. Ma certo, ci mancherebbe, porta Clara. Si diverte anche lei. E poi, te lo dico perché siamo amici, e Clara è affidabile come nessun'altra donna, ma è meglio non lasciarle sole le mogli. E lui faceva capire di avere più di una esperienza in merito. Sempre Frank, diceva lei, poi alla fine si divertiva. È vero, con Frank ci si diverte, da quanto siete amici? Da una vita. E lui se la prende e se la sposa e lei dice che è colpa mia. Il delitto perfetto esiste. Una sola caratteristica: il colpevole deve essere subito evidente, poi deve essere altrettanto evidente che proprio lui non poteva assolutamente essere. Così Frank se n’è andato. L’ultima cosa che ricordo di lui è l’espressione sorpresa per il fatto che lo stessi uccidendo proprio io: certa gente riesce a ferirti anche in punto di morte. Tutto preparato bene. La polizia non perse tempo: ero il sospettato numero uno. Movente la gelosia. Il defunto mi aveva fregato la moglie. L’investigatore era un giovanotto superpalestrato, fu molto gentile persino premuroso, ma cercava una confessione. Io ero smarrito. Non sono stato io, ma non potevo dirlo. Poi passò a Clara in salotto: si sentì, e Frank era morto da tre giorni, una risata, un po’ volgare come sapeva fare solo Clara. Poi Mark, così si chiamava l’investigatore, tornò da me. Joe mi dispiace, che l'abbiamo sospettata… in fondo era logico, cercheremo altrove… forse un vagabondo. Come previsto Clara gli aveva detto della mia omosessualità. In principio l’avevo inventata per non dargliela vinta a quella vacca. Mi dispiace averti ingannata, ma è così da sempre, cercavo una copertura, ma tutte le volte che facevamo l’amore era una tortura per me. E lei ci rimase male dopo tutte quelle smanie, mosse, grida... a Clara piaceva il sesso rumoroso. Poi pensai che questa cosa, l’omosessualità, poteva essere l’architrave del mio alibi. Niente gelosia, niente delitto, niente colpevole. E andò bene. Uccidere un uomo è meno difficile di quanto non si creda, farla franca è un po’ più complicato.
Mark mi telefonò un paio di settimane dopo. Dai, Joe, ti offro una pizza… per dimenticare. Ero convinto che fossi stato tu: ora te lo posso dire hai rischiato la sedia, amico. Il procuratore si presenterà alle elezioni, aveva bisogno di un sacrificio umano.
Una bella macchina per un poliziotto. Mark conosceva una pizzeria di là dal parco, ma non ci arrivammo mai. Deviò in un viottolo e mise il freno a mano. Joe, l’avevo capito subito, sai quella simpatia a prima vista, e intanto mi aveva passato il braccio sopra le spalle e mi accarezzava il collo, il suo alito sapeva di bourbon, vita mia sussurrava mentre con l’altra mano armeggiava per slacciare la cintura e tirarmi giù i pantaloni. Era un esperto.
Certe volte va male, altre proprio male. Niente omosessualità niente alibi. Che fare? C’era poco da scegliere: o la sedia elettrica o …
Meglio o…
Silvestro Gambi vive a Imola e lavora a Bologna presso la Regione Emilia-Romagna in qualità di esperto occupazionale specialista nell'impresa artigiana e nella piccola impresa. Ha sempre scritto cose di vario tipo per lo più legate ai vari lavori che gli è capitato di fare. Ha una forte formazione classica, oltre che sulle tecnologie e sulla filosofia della tecnica.
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