Ciao Stefano, bentornato su Thrillermagazine. Puoi raccontarci com’è nato Vladivostok Hit? (recensione: libri/7723)
Inizialmente doveva essere un raccordo tra Vlad: Tempesta sulla città dei morti e Contratto veneziano, poi la storia si è complicata ampliandosi a romanzo. L’idea è piaciuta a Sergio Altieri e così ritroveremo Antonia in un altro romanzo da sola oltre che in una prossima avventura del Professionista. Il romanzo l’ho costruito intorno alla città di Vladivostok che mi è sembrata un bel set da ultima frontiera dove mescolare tradizioni magiche russe e giapponesi con l’abituale schema di intrighi, tradimenti sesso e azione.
Il personaggio femminile di Antonia Lake è intrigante e letale. Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per tratteggiarlo?
Nel 2003 ho avuto modo di frequentare brevemente una pornostar mantovana della quale ho un ricordo piacevolissimo come persona. Una donna forte, libera, spregiudicata. All’epoca aveva girato alcuni film con i capelli tinti di rosso. Stavo cercando una nemica per Vlad e così nacque Antonia Lake, una donna assolutamente ‘amorale’. Feroce, sexy. Non ho la pretesa di aver creato un personaggio dalla complessa psicologia femminile. Antonia nasce, obiettivamente, per una serie dedicata in parte a un pubblico maschile come è quello di Segretissimo. Però nella sua ferocia, nel suo humour nero è una sopravvissuta. Una persona che per sopravvivere a eventi eccezionali è dovuta diventare peggio dei suoi nemici. E questo non ha a che fare con l’essere uomo o donna. Riguarda la sopravvivenza.
So che presto uscirà il terzo e ultimo volume della miniserie Montecristo. Vuoi anticiparci qualcosa?
Montecristo 3. Stagione di fuoco corona un lungo e complesso progetto, quello di raccontare un colpo di stato in Italia. Nacque come storia di puro intrigo e poi è diventata una vicenda politica suo malgrado. Ci tengo molto perché rispecchia la nostra realtà. Un romanzo piuttosto disperato.
Sei uno scrittore prolifico e instancabile. Puoi dare qualche consiglio a chi vuole intraprendere l’arduo cammino della letteratura in Italia?
Questo lavoro si fa per passione. Non per diventare ricchi e famosi. Ci riesce a diventarlo solo chi lo è già. Non si scrive per vedere il proprio nome in copertina o per essere dei divi. Non è il Grande Fratello. In verità sono richieste due tipi diversi di attitudine. Uno è la capacità di raccontare che un po’ è innata, un po’ la si coltiva leggendo e guardando film e scrivendo tutti i giorni. Poi ci sono i rapporti con le case editrici, la promozione, la capacità di… fare il proprio spettacolino in pubblico che è altrettanto importante perché il pubblico compra prima te del tuo lavoro. Se uno non si sente di dover affrontare anche questa parte oppure ha una bassa capacità di sopportare le frustrazioni… be ’, forse è meglio che scelga un’altra attività. Lo so, è un discorso crudo ma è meglio sapere le coseni anticipo perché una volta che si comincia a ballare regali non te ne fa nessuno e fare il narratore è una cosa che richiede una completa dedizione.
Quanto della tua esperienza personale entra nei tuoi personaggi?
Mi piacerebbe dire di essere la controfigura di Chance Renard. Non è così anche se a livello di ispirazione è importante che uno non se ne stia chiuso in casa e cerchi di fare più esperienze di vita possibili. Diciamo che come il Professionista(o uno qualunque dei miei protagonisti) abbiamo in comune un passato. Quello di ragazzini che inseguivano i loro sogni e che, una volta realizzati hanno capito che non sapevano fare altro. Meglio a me che a i miei protagonisti. Io non devo ammazzare nessuno ogni santo giorno….
Stefano di Marino e il suo amore per il cinema che traspare così bene dai suoi romanzi.
Per me scrivere un romanzo è come girare un film. Solo che devo essere io regista, sceneggiatore, casting man, maestro d’armi. In realtà tento di vedere prima ogni scena e poi metterla sulla carta. Questo perché anche se leggo moltissimo ho anche una grande passione pe ril cinema e ne vedo moltissimo, di tutti i generi. È utilissimo per capire come tagliare le scene, dare loro ritmo, studiare dialoghi e situazioni. Poi si deve lavorare sulla parola perchè sulla pagina non hai luci, non hai suoni…devi evocare un mondo di sensazioni visive, raccontandole…
Le scene di combattimento che descrivi sono veritiere, descritte con maestria. Su internet hai fondato un gruppo sulle arti marziali. Ce ne puoi parlare?
Gli sport da combattimento e la cultura delle arti marziali sono una parte importante della mia vita. Oggi il tempo delle ‘botte vere’ è un po’ passato con l’età ma l’entusiasmo rimane. Su Facebook l’amico Narciso Bramini mi ha coinvolto nel gruppo Federazione Italiana Muay Thai cui aderiscono appassionati di sport da combattimento (uomini e donne, duri, ragazze dolcissime e feroci, c’è persino un pugile trans malese…) con la passione per ogni tipo di combattimento dalle scuole tradizionali al Mixed Martial Arts. Una grande catena di amicizia, soprattutto. Perché questo è oggi il valore degli sport da combattimento…
Un libro che ti rappresenta e hai sentito tuo.
Be’ sicuramente L’ombra del Corvo che verrà ristampato su Segretissimo con il titolo che gli avevo dato originariamente: Vento del demonio. Poi l’episodio del Professionista ambientato a Milano, Gangland. E Montecristo nel suo complesso.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla penna di Stefano di Marino nell’immediato futuro?
Può sembrare strano ma.., una storia d’amore. Si intitola Pietrafredda e uscirà nella collezione Babele Suite di Perdisa. Ovviamente è una storia di malavita parigina ma, malgrado spari, scazzottate ed esplosioni è la vicenda di un sentimento. Disperato perché io non so raccontarlo in maniera diversa. Ringrazio Luigi Bernardi per avermi dato la possibilità di narrarlo…
E per finire: una citazione che ti è particolarmente cara.
Vuoi proprio sentirla? “Dai propri errori si impara. Allora perché, Amelia, sei tornata in quella casa?”magnifica… e poi la citazione di un film di John Milius che ho usato in Lacrime di Drago. “Ehi, vuoi vivere in eterno?”
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