Sputo a terra, sull'asfalto, sperando di liberarmi, ma è solo uno di quelle sciocche idee che mi vengono così, quando le ho pensate tutte e nella mente cominciano a rincorrersi pensieri incoerenti.
Uno sputo... eh, magari potessi liberarmene così. Sputerei ancora e ancora. Se solo fosse così facile! Ma in cuor mio so che non lo è allo stesso modo in cui so che non vorrei che accadesse. Se davvero potesse essere così semplice, tutto perderebbe di significato, non avrebbe più quell'importanza, quella forza, che ho sempre sentito.
Il Demone. È lì, suadente, perverso. Ma affascinante. Pronto a indicarmi quando la sua sete va saziata. È forte, Lui. Sarebbe banale liberarsene in un modo così semplice. Come a dire che tutto quello che è stato poteva pure non accadere, semplicemente. Ma non è così. È dentro di me.
Io stesso sono parte di Lui e insieme ci completiamo.
No, uno sputo no. Solo con l'amore, con la sensualità, con un brivido lungo e sospiri graffianti. Solo così può tornare a dormire. Sazio e appagato. Dopotutto non posso liberarmene, ma s'aspetta che lo soddisfi.
E io mi aspetto che mi chiami più spesso.
La notte è buia e il freddo danza tra le grinfie di una brezza bastarda.
I tenui bagliori dei lampioni sfidano la foschia di Roma, mentre lo sciabordio del Tevere culla la mia ansia.
Natascia. Così ha detto di chiamarsi la ragazza russa. Gemeva, si contorceva sopra di me... ho pure creduto che stesse godendo. Lo so che non è quello che il Demone vuole. È chiaro, ma ogni tanto provo a ingannarlo. Una puttana, no. Bella lo è, Natascia. Anche brava. Ma è la negazione dell'erotismo... il Demone vuole sentire qualcosa di più intenso. Una sorta d'innocenza infranta. Nulla che si possa pagare. Nemmeno se lei è brava.
Cammino con i sensi avvelenati dal troppo alcol e dal richiamo del Demone. Se solo ci fosse Silvia, adesso, saprebbe ricondurlo nelle sue tenebre. Lo ha sempre fatto.
Arrivo a casa, alla fine. Le tre del mattino. Fra qualche ora Roma tornerà a svegliarsi, mentre io bramo che Lui ritrovi il sonno perduto.
Entro al buio. Potrei muovermi a occhi chiusi, anche senza l'aiuto della luce dei lampioni che filtra dalle tapparelle.
La porta della camera è aperta e mi avvicino senza fare rumore. Lei sta dormendo, ne intuisco le forme sotto le coperte. Dà le spalle alla porta e sembra sia rannicchiata. M'avvicino al letto, sedendomi accanto a lei.
Puzzi di vino, mi avrebbe detto se fosse stata sveglia. Ma non parliamo molto, un vero peccato. Mi spoglio sperando che non si svegli subito perché mi piace destarla con dei baci sul collo.
- Ehi - sussurro, la voce impastata dal vino. Sento un ruggito nel petto. È Lui, si dibatte, pronto a balzarmi al collo. Stringo forte gli occhi. Una volta, una volta sola, ho saputo resistergli. Non stanotte, me ne rendo subito conto. Stanotte mi sento debole. E le lusinghe del Demone...
La scuoto, brusco, e finalmente si sveglia, voltandosi. Puzzo di vino, avrei voluto dire, lo so. Ma uso le mie labbra per baciarla e aspetto che socchiuda la bocca. Quando la sua lingua incontra la mia sento come un fuoco divampare... non il Demone, fermo in un angolo pronto a
saziarsi, ma la passione, il desiderio... la voglia di lei, del suo corpo accogliente.
Non devo guidarla. Cerca subito la mia eccitazione e mi strappa un sospiro quando la sua mano si stringe sul mio pene eretto. Cerco il suo seno morbido e prendo un capezzolo trai denti. Mi sale sopra e mi guida dentro di lei, scostando di lato la striscia di pizzo. Sa come muoversi... chi più di lei mi conosce? Le mordo il collo e stringo una mano sul suo seno nel momento in cui il Demone fugge via dal mio corpo, tuffandosi in lei.
Poi scivola via, abbraccia il cuscino e sento che cerca di recuperare il sonno. Sono le tre passate, dopotutto. Scendo dal letto e con due passi sono alla porta, i vestiti in mano.
È bellissima. Il Demone ha ragione: non posso resisterle. - Buonanotte - sussurro.
Mentre mi dirigo verso la mia camera, la sento rispondere, assonnata: - Buonanotte, papà.
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