Troppo facilmente. Il sicario sentì che c’era qualcosa che non andava, osservò la lama nella penombra, dopo averla estratta, per vedere se c’erano macchie di sangue fresco, ma, per quel poco che riusciva a intuire, l’arma era intonsa come se non fosse stata usata.
Tirò via le coperte, con un gesto tanto violento e nervoso che lo fece sobbalzare, rischiando di perdere l’equilibrio. Rimase sbigottito, uno dei due cuscini in dotazione era messo di traverso lungo il letto, un taglio indicava il colpo profondo che poco prima era stato inflitto. Ettore, sparito.
« Nicola.» urlò.
Il complice arrivò di corsa «Ma che urli idiota, nessuno ci deve sentire.» Non tardò molto ad accorgersi di quello che era successo. «Diamine, ma dove si è cacciato?» Vide il cuscino, vide la piccola lacerazione.
«Prendi tutto e andiamocene da qua.»
Rimisero in ordine quanto potevano, alla bella e buona. Il corridoio era deserto per loro fortuna, tanto che riuscirono ad andare fino al ponte senza incontrare nessuno. Gettarono il cuscino fuori bordo senza essere visti e si fermarono un attimo a riprendere fiato.
«E ora, che facciamo? Mica mi ero accorto che era uscito.»
«Taci Aldo, taci. Fammi pensare. Il capo ha dato ordini precisi. Quello lì a Napoli non ci deve arrivare.»
«Allora tentiamo il tutto per tutto. Andiamo a cercarlo.» e con un gesto di stizza piantò parte della lama del suo coltello sul corrimano del parapetto di legno, scheggiandolo vistosamente.
Attraccarono la mattina del 27 marzo, al porto di Napoli, senza alcun problema. La giornata era fresca e la pungente notte era ormai solo un lontano ricordo per tutti i passeggeri. La gente cominciava a defluire mentre, dall’alto, i marinai controllavano che tutto andasse bene, senza resse né incidenti. Il ritmo andava a rilento, la gran parte di quelli che stavano scendendo si portava dietro i resti di una notte non proprio tranquilla. Molti di loro, infatti, non erano abituato a dormire su quel tipo di bastimenti, dove la comodità non era sicuramente cosa di tutti i giorni.
Aldo e Nicola, scesi per primi, erano seri e preoccupati e controllavano uno per uno i componenti di quella calca che si era formata all’uscita. Stavano bevendo il caffè proprio lì vicino, nelle vicinanze del molo, dove c’era un piccolo chioschetto a gestione familiare.
Di Ettore nessuna traccia. Ormai sulla nave erano rimasti solo i marinai, quei quattro occhi stanchi, ma doverosamente attenti e ancora fissi sul loro obiettivo, facevano ormai trasparire una certa rassegnazione.
Clic, tlack, clic, tlack, clic, tlack.
«Aldo per favore, vuoi piantarla. Non sono dell’umore giusto per sopportare i tuoi nervosismi. Lascia in pace quel coltello.»
«Va bene, scusa.» tirando fuori la mano dalla tasca della giacca: «Ma dove diavolo si sarà cacciato? Forse è meglio che avvertiamo il capo. Fuori il dente fuori il dolore.»
«Già, mi sa che hai ragione. Vieni, troviamo un telefono.»
«Tanto qui sono già usciti tutti.» I due si allontanarono dopo aver lasciato i soldi necessari sul bancone del chiosco.
Nicola alzò la cornetta e azionò la manovella, dall’altra parte la centralinista passò velocemente la chiamata. Entrambi, stavano sudando dal nervosismo.
«Capo?, buongiorno sono io, Nicola.»
«Buongiorno a lei. Spero mi possa dare buone notizie.» Gli attimi di silenzio che seguirono erano cattivi segnali. «Perché la situazione è stata risolta, vero?»
«Veramente…,cioè, siamo mortificati,ma, ecco…lo abbiamo perso, è scomparso.»
Ora la situazione si era ribaltata rispetto a pochi attimi prima, adesso era il silenzio dall’altra parte della cornetta a innervosire Nicola. Lo sguardo fisso di Aldo sul compagno, inoltre, non aiutava a uscire da questa situazione.
«Scomparso dice.»
«Si, non credo che altri se ne siano accorti, solo noi che lo tenevamo d’occhio.»
«Ma lei sa chi fosse quella persona? Se l’è fatta questa domanda?»
«Si, era qualcosa tipo un professore, vedevo che stava tutto il tempo a scrivere…» intanto continuava ad azionare la manovella.
«Certo, certo. Era anche un professore. Ma prima di tutto era un fisico, una persona così in gamba e così intelligente che qualcuno ha pensato bene di dover farlo sparire. C’è qualcosa di grosso in mezzo.»
«Soldi?» rispose Nicola
«No, no, persone di quel genere non si ammazzano per soldi, ma per qualcosa di più importante. Diciamo obiettivi militari. Bombe per la precisione.»
«Capo, lei mi vuol dire che quel tipo lì costruiva bombe?»
«No, non proprio. Diciamo che si occupava delle basi teoriche. Lontanamente, molto lontanamente, le pensava.»
Nicola rispose con un “Ah” molto poco convinto.
«Quindi mi dite che è scomparso. La questione si complica ma dovrò riferirlo ai miei superiori.»
«E noi che facciamo, capo?»
«Nulla, tornate in Sicilia e non pensateci più.»
La cornetta fu rimessa al suo posto, i due si guardarono con aria molto dubbiosa.
Aldo sussurrò «Allora, che si fa?»
«Facciamo fare una vacanza alla tua filiscina, si torna a casa.»
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