Una giovane ed innamorata donna del west viene umiliata e abbandonata dal proprio marito, che fugge lungo le sterminate distese della prateria americana. Anni dopo un giovane frutto di quell’amore tormentato si metterà in cerca del proprio padre per compiere una vendetta che aspetta da anni, ma le cose non andranno come previsto… e nel bel mezzo della storia, fra scambi di persona, giovani rampolli inglesi e donnine allegre, fa la sua maestosa comparsa il signor Sherlock Holmes, immutabile nel suo aplomb europeo, ieratico e avvolto nella sua fama di detective imbattibile, ma se non fosse proprio tutto vero…?
Storia di doppi e doppiette è uno spiritoso divertimento letterario scritto da Mark Twain nei primi anni del novecento, in cui lo scrittore americano si diverte a prendere in giro l’investigatore di Baker Street e indirettamente il suo creatore Sir Arthur Conan Doyle (basti pensare al sottotitolo dell’opera “Come Sherlock Holmes fece una brutta figura nel West”). L’opera viene pubblicata in Italia dalla Robin edizioni di Roma, nella collana La Biblioteca e dimostra come piccole invidie e innocenti ripicche siano da sempre presenti nel panorama letterario.
Anche in questo suo lavoro minore Twain dimostra quello humor e quel mordente che lo hanno reso uno dei padri della letteratura americana, la narrazione è rapida e frizzante, i personaggi velocemente ed efficacemente tratteggiati si esprimono con slang e giochi di parole che sebbene ostici ad un pubblico non anglofobo vengono ben tradotti ed esplicati dal curatore dell’opera Salvatore Marano (il quale è anche autore dell’interessante e filologicamente esauriente saggio finale “Storia di un titolo”).
Forse non tutti gli amanti del giallo inglese classico e di Sherlock Holmes in particolare apprezzeranno l’umorismo e le per nulla velate critiche che l’autore americano rivolge all’investigatore inglese, ma purtroppo per Twain questo suo voler criticare la creatura di Conan Doyle non fa che indirettamente rafforzarne spessore e prestigio. Ecco quindi che quella che voleva essere una benevola presa in giro si trasforma in un’imprevista ammissione di valore letterario, in un riconoscimento implicito del fascino del personaggio Holmes.
Elementare Twain!
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