Verde napoletano di Letizia Triches è un giallo come non ne leggevo da tempo, dalla costruzione impeccabile e buoni spunti di originalità che avvolge, sorprende e a tratti emoziona.
L'ambientazione è una Napoli anni Ottanta, torbida e provocante, in cui si intrecciano i destini di due donne, una poliziotta napoletana e una psichiatra romana. Entrambe sposate a un pittore, entrambi i pittori morti a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro: Giovanni Aiello, artista di grande talento ma di scarsa fortuna, e il famoso Michele Mosti, ucciso insieme alla sua giovane amante secondo un rituale raccapricciante, costruito come un'opera d'arte.
La vicenda è narrata con maestria attraverso le voci e la sensualità garbata delle due protagoniste, che si susseguono in un walzer emozionale. Poi il registro cambia ed è la città stessa a raccontarsi; una città dalle infinite sfaccettature che conduce il lettore attraverso vicoli stretti e profumati, vizi e povertà di una società contraddittoria, dipinta dalle limpide pennellate dell'autrice.
C'è un'altra voce sussurrata che si aggiunge mesta, una voce che viene da lontano e nessuno può udire. Una voce dall'aldilà: un morto che parla. Un'anima troppo attaccata alla vita per non seguire le indagini nella speranza di ritrovare la propria identità e potersi, finalmente, dissolvere nell'oblio.
Emerge dalle pagine il lucido ritratto di un impietoso mondo dell'arte, ben più che una semplice cornice agli eventi. L'ambiente accademico, le speranze infrante di artisti promettenti, critici potenti e mercanti senza scrupoli, antiquari vulnerabili e giovani sognatori.
Un mondo che Letizia Triches, insegnante romana di Storia dell'Arte, conosce molto bene.
Il linguaggio è elegante, curato, senza sbavature ed estremamente scorrevole. Sa approfondire l'emotività e la psicologia dei personaggi, ogni parola sembra calibrata per ottenere l'effetto desiderato.
Verde napoletano è un romanzo che consiglio senza riserve, vi terrà incollati alla lettura fino all'ultima pagina.
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