Ah, la musica. Vorrei che la mia vita fosse accompagnata sempre da una colonna sonora infinita, dicevi sempre. A me non dispiaceva. Una donna che ama la musica è come una donna che ama i fiori: è una donna gentile.
Ma sempre con quelle cuffie in testa! Non c’era più dialogo fra noi. E poi a far l’amore in mezzo ad un’orchestra … una volta sì, due pure … ma alla fine il troppo, come sempre stroppia.
Alla fine è arrivato pure quel musicista, un giovanotto disinvolto e scaltro, io lo chiamavo Mozart, tu Amedeo.
Ti ha convinta che potevi essere un talento inespresso, e che poteva introdurre in te la passione vera per la musica, introdurre alcune basi tecniche, introdurre …
E così eravate sempre ad armeggiare con quel violino. Un violino, Rosa, ti rendi conto. Bisogna ammetterlo era persino pignolo nel sistemarti bene la posizione corretta, per fare questo a volte occorreva anche riposizionare le tette. Abbondanti, ma sode, dico da tecnico, vanno bene perché fanno da cassa di risonanza. Mai sentita una cazzata del genere. Io sono sempre stato un allocco e un debole. Mi sono svenato per comprarti quell’apparecchietto per sentire la musica in MP3.
È meglio con la codifica diretta, è meglio con la funzione di registrazione da microfono ad alta fedeltà, è meglio con il sistema VOR che si accende e spegne da solo quando avverte dei rumori, è meglio eccetera. Soldi fitti, altroché.
Poi avete superato il limite: Rosa nuda con sui fianchi all’altezza delle reni dipinte le chiavi di violino e lui Amadeo che voleva convincermi che quel coso rappresentava l’archetto. Certo che lungo era lungo.
Uccidere non è difficile: è difficile il resto. Improvvisai, per questo me la cavai bene. Li seppellii nella nostra casetta di montagna molto in profondità. E riuscii a convincere un po’ tutti che se ne erano andati, sì insieme, del resto era naturale, una passione così straordinaria per la musica. Io completai l’opera con una depressione che curavo da uno psichiatra famelico, ma per un buon alibi non bisogna badare a spese, come per un buon apparecchio MP3.
Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Il commissaro Angeloni fu gentile, quasi premuroso. Caro signor Grossi, forse l’aveva dimenticato, ma aveva incaricato la ditta Caldosole di sostituire il vecchio bombolone di gas liquido con un bombolone cisterna interrato. Nel fare lo scavo hanno trovato i due cadaveri. Feci l’aria più meravigliata che potevo.
Non vuole un avvocato? E da farne che, ho già uno psichiatra. Il commissario estrasse da un cassetto della scrivania un apparecchio giallo e nero: era al collo della donna. È di ottima qualità, la pila al litio ha mantenuto buona parte della carica. Guardi, lo collego a questi altoparlanti così può sentire senza cuffie. Cosa dovrei sentire ? Quello che è rimasto registrato naturamente. E perché dovrei? L’ho composta e suonata io quella musica. Ecco dove era… e dire che lo avevo cercato tanto. Mi ammanettarono davanti e non strinsero i ferri. Una forma di cortesia. Ah, commissario, dopo il processo potrò riaverlo? Ho idea che mi potrebbe essere utile negli anni a venire. E poi è sempre un ricordo di Rosa.
Silvestro Gambi vive a Imola e lavora a Bologna presso la Regione Emilia-Romagna in qualità di esperto occupazionale specialista nell'impresa artigiana e nella piccola impresa. Ha sempre scritto cose di vario tipo per lo più legate ai vari lavori che gli è capitato di fare. Ha una forte formazione classica, oltre che sulle tecnologie e sulla filosofia della tecnica.
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