Se la complessità sfiora l’astruso…
Quando trovo romanzi polizieschi che hanno a che fare con gli scacchi visti e presi. E così appena ho saputo dell’esistenza di Il re della città di Nereo Trabacchi, Editrice Farnesiana 2008, visto e preso.
Arturo Fiammetta, quarantatre anni, centosessantotto centimetri di altezza, “gelatinoso” a vedersi, “nevrotico, pignolo, tendenzialmente sociopatico, acuto e intelligente”, vive con la sorella Teresa divorziata dal marito. Gestisce la pagina culturale di una rivista di Piacenza con una rubrica settimanale di scacchi. Soliti problemi di lavoro e di gelosia nell’ambiente. Battibecchi con la sorella.
Per rendere più appetibile la propria rubrica propone un problema scacchistico invitando i lettori a inviare le soluzioni. In premio un bel viaggio a gratisse.
Dall’altra parte un paio di disgraziati maledetti colpiti da un infame destino (uno dei quali, il Giocatore, chiamato anche Gigante, pure violentato da ragazzo) che vogliono vendicarsi sulla società bieca e balorda. Ergo una serie di omicidi riparatori dei torti subiti. Le vittime prima stordite con un allucinogeno e poi colpite oggetti molto particolari: un Cavallo del quattordicesimo secolo; una Regina di settecento anni fa (disegnata, tra l’altro sul ventre di un uomo caduto dal balcone); un Alfiere in legno e osso del quattordicesimo secolo. Aggiungo le iniziali del nome e cognome di Arturo Fiammetta e la copertina della rivista vicino ai cadaveri come per coinvolgerlo nel “gioco” mortale. Altri indizi arrivano dallo studio di vecchie piantine della città con l’idea principale che si ritrova addirittura nel film “Scacco mortale” di Carl Schenkel del 1992. Non manca l’ispettore capo Luca Manfredi della questura di Piacenza che si avvale dei consigli del nostro giornalista e non manca la classica simpatia per la collega di lavoro Carlotta.
Partito bene il romanzo poi si sviluppa e si intorcina su se stesso con soluzioni così complesse e arzigogolate da sembrare francamente improbabili se non impossibili.
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