Film, questo Passengers - Mistero ad alta quota di Rodrigo Garcia (figlio d’arte, visto che il padre risponde al nome di Gabriel Garcia Marquez), rivolto esclusivamente a due categorie di spettatori: la prima è quella degli estimatori dell’astro nascente Anne Hathaway (brava assai in Rachel sta per sposarsi, visto, ma che mal s’accorda col taglio di TM), estimatori che avranno di che bearsi visto che la si trova inquadrata pressoché dall’inizio alla fine. La seconda categoria è quella degli spettatori con la memoria, cinematografica, corta, anzi cortissima, quelli, beati loro, che macinano film uno dopo l’altro senza serbare ricordo alcuno, quelli che “come si chiama quell’attore, ma si quello che lavorava con quell’attrice, in quel film che finiva…aspetta, com’è che finiva…?”.
Solo e soltanto alle due categorie predette ci sentiamo di consigliare un film così, uno di quei film appunto che cercano a tutti i costi di darsi un tono e a forza di provarci alla fine ci riescono (a darsi un tono…), ma sempre e soltanto quello sbagliato.
Storia: psicologa riceve l'incarico di prendere in cura un gruppo di superstiti di un incidente aereo. La scomparsa durante la terapia di alcuni pazienti, la costringe ad indagare sull’incidente, indagine che la porterà a scoprire che…
Senza scomporsi più di tanto, lo script saccheggia a piene mani da un ormai celebre film di M. Night Shyamalan e ancora prima da Allucinazione perversa di Adrian Lyne, il che lo relega nel vasto territorio dei film già visti e fin dei conti assolutamente inutili (visivamente parlando).
Per puro esercizio confrontare l’incidente aereo con quello di Fearless – Senza paura.
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