Nicola Pagani è un uomo con un problema.
Fa parte di un gruppo per il controllo delle affermazioni sul paranormale, composto da scienziati e giornalisti in lotta contro santoni, cartomanti, medium e truffatori in genere, per dimostrare che il soprannaturale non esiste.
Ma non è questo il suo problema.
Nicola Pagani, assieme a un suo collega, è stato convocato dall'avvocato del defunto conte Bric - appassionato di occultismo e sedute medianiche - per prendere parte alla lettura testamentaria, che avverrà tramite un video del conte stesso.
Ma non è nemmeno questo il suo problema.
Il problema di Nicola Pagani è che nel giro di una decina di ore sarà morto.
Perché nel videoregistratore che ha diffuso il testamento di Bric, il nefasto conte ha inserito un meccanismo in grado di rilasciare un veleno ad effetto lento ma inesorabile. E, ovviamente, letale.
L'unico in grado di indicare l'antidoto sarebbe il conte stesso. Peccato che, particolare di non secondaria importanza, egli sia morto da pochi giorni.
Per salvarsi occorrerebbe dunque contattarne lo spirito attraverso una seduta medianica, cosa che Pagani ovviamente rifiuta. D'altronde lo scopo di Bric è proprio quello di spingere il giovane scienziato a rinnegare la sua fede materialista e ad abbracciare, volente o nolente, la possibilità del soprannaturale nel mondo.
Comincia così L'eredità di Bric, secondo romanzo di Giacomo Gardumi dopo l'acclamato thriller La notte eterna del coniglio. L'inizio è di quelli folgoranti, e il seguito non è da meno: il protagonista, dapprincipio incrollabile nelle proprie posizioni, diverrà via via sempre più incerto e dilaniato dal trascorrere delle ore, finendo per oscillare su posizioni sempre più ambigue. Su tutto aleggia il paradosso di un'angoscia ineludibile, perché delle due l'una: o ha ragione Bric, e allora tutto ciò in cui Pagani ha sempre creduto è un cumulo di sciocche menzogne, o hanno ragione gli scienziati, e allora per il protagonista non c'è via di scampo e il cerchio della morte si fa sempre più stretto. La discesa all'inferno e il conto alla rovescia hanno dunque inizio, in un itinerario di disillusione che condurrà Nicola Pagani – e il lettore con lui – fino alla conclusione: straziante, sì, ma non priva del fascino dell'ambiguità.
L'eredità di Bric è un thriller anomalo, per certi versi più raffinato del grandguignolesco La notte eterna del Coniglio. Qui l'orrore è tutto dentro alla testa del protagonista, si sviluppa tra le sue sinapsi e nei suoi ragionamenti di fronte alla prospettiva della morte fisica in un universo completamente e disperatamente materiale. Un romanzo forse non per tutti, o perlomeno non per chi cerca a ogni pagina azione convulsa, sparatorie ed esplosioni: Gardumi ha fatto bene i suoi compiti e quello che offre al lettore è quasi un saggio, un compendio romanzato che mescola ricerca scientifica, teorie psicologiche e dubbi filosofici. Si parte con lentezza ma se ci si lascia avviluppare dalla catena dei ragionamenti di Nicola Pagani la lettura diventa sempre più viva ed efficace: l'ultima parte risulta sicuramente quella più avvincente, man mano che le ore di vita residue diventano minuti e infine singoli secondi scanditi dall'orologio. Un romanzo insomma che sarebbe fuorviante definire semplicemente "d'evasione".
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