Basta, il gioco non era più divertente.
Con un'ultima stretta le spezzai il collo.
Il sangue schizzò ovunque sul lastricato, anche su di me. Con un ultimo tremito la sentii svanire lentamente finché rimase immobile.
La posai a terra, la rivoltai un paio di volte. Lo sguardo di soddisfazione era sparito dagli occhi, lasciando il posto alla sorpresa e alla consapevolezza che aveva sottovalutato il nemico. Non si mosse più.
Bene. Non era stato eccitante come mi ero immaginato, ma tant'è... il dovere era stato fatto.
L'afferrai di nuovo per le spalle e la trascinai lungo il cortile per portarla in un posto più tranquillo. Proprio mentre passavo sotto il balconcino fiorito di rose canine del secondo piano si accesero le luci e sentii le finestre spalancarsi.
Il contadino cacciò fuori la testa assonnato e spettinato.
- E allora, dannata bestiaccia! La vuoi smettere?!-
Mi fissò stralunato, poi si volse verso l'interno della camera.
- Teresa! Quel tuo maledetto gatto deve aver preso qualcosa. Sembra un leprotto.-
Teresa venne al balconcino e guardò giù verso di me.
- Bravo, il mio micino! Hai preso quel brutto topo che mi mangia sempre le uova.-
Rise, Teresa, poi spense la luce.
Io rimasi lì ancora un istante, nel buio del cortile. La preda era ancora calda, dovevo sbrigarmi a mangiarla o sarebbe diventata dura e indigesta. In quanto al piccolo, me ne sarei occupato più avanti, prima di fargli prendere le brutte abitudini notturne di sua madre.
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