Sono molto felice per essere stata una delle protagoniste di una bella avventura, quale è stata questa antologia, che si può considerare un lavoro corale, molto variegato ed intriso comunque della passione di dire certe cose ancora e ancora!
Io sono sinceramente amareggiata per come stanno andando le cose in questo Paese, anche per questo"revisionismo" costante, presente ogni giorno e su più fronti: dal mondo del calcio (tifoserie politicizzate e sempre più violente), a quello dello spettacolo ( mi dispiace dover inserire in questo discorso anche l’ultimo film di Spike Lee), a quello della politica e della letteratura ( vogliamo parlare dei romanzi di Pansa?)
Mi sento come parte di una minoranza, ancorata a valori ormai sentiti come “antichi”: chissà, forse fra poco mi tacceranno di essere "una vecchia rincoglionita"… e scusate lo sfogo!
Raccontare le avventure di Dick, cioè di mio padre, mi è sembrato importante, un modo di rispondere a tutto questo, e ho scelto di farlo con un linguaggio semplice, un registro fiabesco per restituire le sensazioni che provavo da ragazzina, ascoltando i suoi racconti.
Mentre assistevo alla presentazione del volume a Pisa, mi chiedevo che cosa ne avrebbe pensato lui, se avesse potuto essere presente.
Chissà… Forse sarebbe stato contento di essere ricordato insieme ai suoi compagni della lotta partigiana, nella semplice quotidianità delle sue azioni. Probabilmente si sarebbe fatto una bella risata vedendo la mia emozione, lui che era solito disertare le cerimonie ufficiali, preferendo andare a farsi ancora la polenta alla macchia, con i suoi amici di allora, però credo anche che avrebbe apprezzato lo sforzo di far sopravvivere la memoria, soprattutto per i più giovani. Era un valore nel quale credeva profondamente. Infatti, andava volentieri a parlare nelle scuole, ai ragazzi, e mi toccava pure fargli una scaletta scritta da seguire, altrimenti chissà quanto avrebbe divagato tra aneddoti, ricordi, battute scherzose… Ecco, credo che questo sia lo spirito del mio racconto: portare un piccolo mattone al grande edificio della memoria, nella speranza che certi sacrifici non cadano nel dimenticatoio e, soprattutto, non si rendano in futuro di nuovo necessari.
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