Vedo nero (Baby E.)
Pallina. Stagnola. Accendino. Tirata.
Vedo blu. Vedo buono. Mi piace.
Ora non vedo. Ho chiuso gli occhi.
Non posso fare altro.
Pressione nel culo. Molte mani frugano davanti a me.
E l'unico modo. Altro non ho.
Su al paese cresciamo così. Ci piace.
I ragazzi più grandi giocano con le fessure piccole.
Noi cresciamo con le loro parole.
Adesso di anni ne ho dodici. Tanti. Mi sento donna.
Devo andare.
I cazzi dei ragazzi che giocano a pallone mi hanno insegnato molte cose. Prendere e dare. Odiare e sognare. E poi sognare e ancora sognare.
Ho conosciuto un signore. È buono.
Non è come papà che prende e basta. Il signore con le grandi borse negli occhi mi fa sempre tanti regali.
Lui ha quella buona.
Non la merda dei ragazzi del quartiere che giocano a pallone.
Vuole sempre vedermi in ginocchio. Io appoggio le labbra e lo fisso in su, proprio come piace a lui. L'odore del suo liquido denso ha uno strano sapore. Ma tanto non riesce a venire quasi mai.
E io bevo coca-cola, non quella roba schifosa.
Oggi però mi ha sporcato con due gocce. Mi sono arrabbiata.
Torno a casa e mamma e in cucina. Non parla.
Le medicine che le danno la lasciano per ore davanti alla tv.
La vedo è smarrita. Non ci faccio caso come sempre.
Tanto ci pensa il signore delle scatole.
Voglio di nuovo vedere Blu.
Chiudo la porta del bagno e mi lavo la bocca per scacciare via quel sapore di vecchio.
Finalmente. Pallina. Stagnola. Accendino. Tirata.
Vedo blu. Vedo buono. Mi piace.
Il signore dalle grandi borse invece non lo vedo più. Non ha più chiamato mio padre.
Aveva sbagliato a mostrarmi il cassetto dove teneva tutto il materiale.
Mi e cascato davanti ripetendo mi hai fatto male.
Allora ho preso un treno. Era buio. La città però mi hanno detto che ha tante luci.
Luci di un posto chiamato Cinecittà.
Le palline arrivano da li. I ragazzi del campetto mi hanno detto che se ci vado posso averne quante ne voglio.
Ora so come fare.
Scendo dal treno. Goccioline trasparenti di sudore mi bagnano la fronte. Non capisco perchè ma e ormai un paio di mesi che mi trovo a sudare eppure non corro!
Sento i miei occhi liquidi e stanchi.
Ho sonno ma non dormo. Ho fame ma non mangio.
Ho caldo ma fa freddo. Ho freddo ma fa caldo.
Non ho mai visto una città. Ora posso farlo. Ma penso che forse e meglio aspettare.
Mi siedo. Dormo.
Questa volta però apro gli occhi.
Vedo Nero. Vedo Male.
Sento tante mani che mi premono sul culo ma non riesco a capire le parole.
Sento la faccia gonfiarsi. Un uomo con uno sfregio e la carne olivastra che mi striscia una grossa cosa molliccia in faccia.
Gli occhi adesso son chiusi. Non riesco più ad aprirli.
Sento l'odore del sangue. Tanto.
Allora ripenso a mia madre e a quello che mi diceva sempre quando ancora riusciva a parlare.
Tutte le cose belle e buone trovano sempre chi le desidera e le prende.
Allora mi concentro e penso di nuovo.
Pallina. Stagnola. Accendino. Tirata.
Ora Vedo di nuovo blu. Ora vedo buono. Mi piace.
Ora sto meglio.
Peccato per la città che non potrò mai vedere.
Peccato per il signore dalle grandi borse che non me la voleva più dare.
E proprio un peccato non vedere il nero della stagnola che sale.
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