Il regalo di Marla
Marla non parlava mai con nessuno in paese e la gente faceva di tutto per starle alla larga. Si mormorava che avesse fatto un patto col diavolo ma a me queste dicerie facevano ridere: tutta invidia, non accettano una donna che fa un mestiere da uomo. Marla viveva sulla collina. in una casa assolata e battuta dal vento: era anche il suo laboratorio, restaurava vecchi mobili e ne fabbricava di nuovi. La si vedeva di rado in paese, solo quando andava dal ferramenta. Parcheggiava il suo pickup in divieto di sosta, poi ne scendeva imbronciata, con gli occhiali scuri impenetrabili, un paio di jeans impolverati e una camicetta attillata. Ora è davanti a me dal ferramenta. Elenca tutto ciò che le serve con voce roca e sensuale ma sbrigativa, poi mi getta uno sguardo indefinibile da dietro gli occhiali da sole. Vorrei toglierglieli quei dannati occhiali. Esco dal negozio e la seguo. Sta caricando assi e secchi di vernice sul pickup. Le chiedo se vuole una mano, lei mi dice "Salta su", indicando il sedile di fianco. Salgo come un automa mentre i paesani mi guardano come fossi un caro estinto. Qualcuno si fa il segno della croce. Lei, noncurante, accende la radio con Because the night a tutto volume, preme il piede sull´acceleratore e in un istante ci arrampichiamo sulla collina. Si muove lungo la strada polverosa e piena di curve come se la conoscesse a memoria. Portiamo le assi in laboratorio. Lei parla pochissimo e non si toglie gli occhiali. Allora prendo coraggio, le dico: "Marla vorrei vedere i tuoi occhi", e le accarezzo il viso. Lei si ritrae bruscamente. "Non puoi!" esclama. Una lacrima le spunta da sotto gli occhiali. Sta tremando. Allora l´abbraccio forte e avvicino le mie labbra alle sue. "Ti voglio. E non me ne importa niente dei tuoi occhiali". Sorride e arrossisce. "Dici davvero?" "Sì" "E non hai paura del buio?" mi chiede con la voce incrinata. "No." "Allora vieni con me." La seguo in laboratorio senza fare domande, tanto la desidero. "Anche tu mi piaci", dice, "e vorrei farti un regalo." Il laboratorio ha un forte odore di colla e resine che mi dà alla testa. Vorrei baciarla. Farei qualunque cosa per averla. Qualunque cosa. "Sdraiati lì" mi ordina, indicando un vecchio tavolo da lavoro. Obbedisco. Poi mi lega i polsi e le caviglie. Sento il suo odore selvatico e speziato mentre si china su di me a stringere i nodi. Mi bisbiglia all´orecchio quasi volesse leccarmelo: "Mi hai detto che non hai paura del buio..." "No, Marla, l´oscurità mi piace da sempre... Mi piaci tu...". Allora lei si sfila la maglietta e poi i blu jeans e io mi sento tremare poi con un unico gesto si toglie gli occhiali ed ecco i suoi occhi attoniti sbarrati e biancastri fissarmi senza pupille. Le sue orbite sono del tutto vuote e sto per gridare mentre la musica continua a girare nella radio del pick up sempre la stessa, ossessivamente: Because the night belongs to lovers, canta Patti Smith e all´improvviso capisco qual è il regalo di Marla, Marla la maledetta, Marla che vive nell´oscurità. "Fallo ti prego", le dico e il suo viso che senza occhiali sembra stonato mi sorride e io cerco di imprimermi nella testa tutto quanto, dalla fossetta del suo sorriso alle labbra imbronciate alla curva dei suoi fianchi e al suo seno piccolo e tondo. "Ti amo Marla" sussurro e l´ultima cosa che vedo sono le sue labbra e i suoi denti bianchissimi che dicono "Ti amo anch´io", poi prende il pennello lo intinge nello sverniciatore mentre il suo odore pungente mi brucia le narici e le setole mi raggiungono gli occhi. Marla me li apre bene con le dita mentre mi passa il pennello sulle pupille e io cerco di collaborare li tengo sbarrati perché l´acido faccia più in fretta lo sento che mi frigge sulle cornee e mi viene da urlare ma sento il profumo di Marla, Marla che si sdraia su di me e mentre mi regala l´oscurità inizia a fare l'amore e amarsi nell'oscurità è un regalo davvero bellissimo... per quelli che non hanno paura del buio.
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