Balthazar è il perdente per eccellenza, un uomo il cui destino è già scritto. Il suo amico Moreno lo convince a entrare nella banda di un gangster italiano, Scipioni, per partecipare a una rapina. Ma circostanze inattese lo costringono a uccidere Moreno. Balthazar è così condannato a restare stritolato dagli inesorabili ingranaggi del destino, mentre tutti gli danno la caccia: gli agenti del commissario Barral e i sicari di Scipioni, deciso a eliminarlo prima che la polizia lo arresti. Tenta di fuggire, ma la sua vita è segnata, e Balthazar precipita nel nero abisso di sfortuna riservato a chi è come lui, un baratro tanto nero e umido quanto le strade di Parigi tra le quali si aggira, tanto sfortunato quanto i bistrot illuminati da pallidi neon nei quali trova riparo una fauna di sventurati, i suoi compagni di destino. In uno di questi bistrot si imbatte in Simone, una ragazza anche lei in fuga da un persecutore, ma da quell'incontro, per uno come lui, non potrà che portare a una tragedia ancor più terribile.
Un uomo qualunque è un romanzo strappato alla strada. Strappato via con ferocia, con i denti e con le unghie, a una strada notturna, sporca e dannata. Una delle tante strade di Parigi che rispecchiano la condizione umana più nera. Una strada bagnata da una pioggia onnipresente che sembra un eterno pianto. Lacrime, sì. Perché alla fine di quella strada non si può fare a meno di piangere.
André Héléna doveva essere un osservatore spietato. Quello che scriveva lo viveva in prima persona, o lo osservava da vicino prima di trasdurlo in parole. E nel momento in cui riversava le esperienze reali nella pagina, non le filtrava. Non smorzava i toni, non alleggeriva la realtà. Semplicemente scriveva ciò che aveva vissuto – o osservato – con un’oggettività quasi scientifica. Forse è stata proprio questa la sua condanna: la passione per la realtà. Una narrazione cruda e secca, priva di qualsiasi filtro. Una cronaca tagliente del reale, della miseria in cui annegavano i perdenti e la variegata fauna notturna francese in cui l’autore si mischiava, per osservare, rubare dialoghi o situazioni e poi trasfonderle in parole. Decisamente questa sua attitudine lo rendeva uno scrittore scomodo, soprattutto in quegli anni cinquanta - sessanta in cui lo scrittore francese si muoveva. Ma Héléna non era un tipo da compromessi. Continuò ad andare dritto sulla sua strada, sporca e disperata, guadagnandosi la nomea di scrittore maledetto, e mostrando il fianco alle scudisciate dei critici, che lo ritenevano eccessivo, pessimista e amorale. Ciò di cui i critici non si rendevano conto, però, era che la realtà stessa era eccessiva, pessimista e amorale. Héléna era uno scrittore al servizio della realtà, e ha pagato dazio proprio per l’ombra della verità che lo investiva. Osteggiato da critici ed editori non si è abbattuto, è andato avanti per la sua strada, scrivendo ciò che vedeva, ciò che toccava con mano, ciò che lo commuoveva e ciò che gli annodava le budella dalla rabbia, anche se questo lo stava conducendo verso una strada di solitudine e disperazione. Tutto questo con un dettaglio non trascurabile: André Héléna scriveva maledettamente bene. Ma a volte questo non basta. Questa è la realtà. Quella realtà che Héléna ha più volte fissato negli occhi e poi sputtanato nei suoi romanzi.
In fin dei conti il protagonista di Un uomo qualunque non è Balthazar, ex commesso di gioielleria che decide di sfruttare la sua esperienza professionale per darsi ad una di quelle rapine che ti sistemano per la vita. O meglio, Balthazar forse è il protagonista ufficiale della storia. Ma c’è un personaggio molto più influente e presente di lui in tutto il romanzo: il destino. Un destino sadico e bastardo, partorito direttamente dall’utero del buio. Un destino che agisce come un oscuro burattinaio, intrecciando i fili delle sue marionette per costringerli ad un confronto che è quasi sempre drammatico, mentre lui, dall’alto della sua cattiveria, dirige e osserva divertito gli effetti del caos che semina sul palco della vita. E’ proprio il destino che trasforma Balthazar, un uomo qualunque, in un criminale e un assassino. Per necessità, va detto; perché dopo il colpo, proprio per uno scherzo del destino, si trova a dover uccidere Moreno, uno dei soci della rapina, trovandosi così in mezzo ad un fuoco incrociato: da una parte gli ex soci del colpo, capeggiati dal rabbioso boss Scipioni, dall’altra il commissario di polizia Barral che si trova nel volgere di poche ore di fronte ad una serie di omicidi con caratteristiche analoghe e una gran fretta di ingabbiare il misterioso sicario. Mosca invischiata nella tela filata da più ragni, Balthazar, in una città oscura tormentata dalla miseria, dalla violenza e della pioggia, dovrà recidere i fili che lo legavano alla persona che era, e trasformarsi in un fuggitivo con la pistola sempre a portata di mano. Unico spiraglio di luce in questa storia di tenebre sarà Simone, una di quelle donne che illuminano a giorno anche la notte più scura. Ma in una storia cupa e nebbiosa dove basta un gesto sbagliato per essere freddati, Balthazar dovrà lottare fino all’ultimo per preservare quel raggio di luce, quella speranza che per lui ci sia un domani diverso dall’oscuro presente.
Le parole dell’autore di Un uomo qualunque non si posano sulla carta bianca: la falciano. Con uno stile secco e crudo, nervoso e rabbioso, torbido come una delle tante pozzanghere calpestate dal suo personaggio, Hélenà riesce ad imprimere alla sua storia un ritmo da capogiro. Crea con maestria delle premesse tali che il lettore non può non arrivare alla fine del libro, per capire se una redenzione al buio esiste, e se sì, a quale prezzo. Tutto questo grazie ad una straordinaria fluidità delle parole: è come se l’autore avesse oliato le sue frasi come gli ingranaggi della Mauser semiautomatica del suo protagonista. Questo stile essenziale – probabilmente frutto della certezza di non avere nulla da dimostrare – si sposa magnificamente con una trama blindata, semplice ma accattivante. Una caccia all’uomo e una corsa contro il tempo, in sostanza, ma con un ritmo da manuale. Va ricordato che seppur inizia ora – qui in Italia – la scoperta di questo maestro del noir francese, in Francia André Héléna è ormai considerato un vero punto di riferimento per la letteratura di genere. Su questo autore si sono formate più generazioni di scrittori, da Jean - Claude Izzo a Renè Fregnì. La speranza è che questo autore abbia il successo che non ha avuto in vita: questo almeno gli si deve per il suo talento e per il coraggio di aver remato controcorrente in un periodo in cui si aveva tutto da perdere nel farlo.
La riscoperta di questo prolifico maestro del noir francese – Héléna ha scritto più di duecento opere nonostante il mondo editoriale lo snobbasse – in Italia è dovuta al maestro del noir mediterraneo Massimo Carlotto – che in passato portò al pubblico italiano le opere del compianto Jean-Claude Izzo – e all’enfant-prodige del mondo editoriale francese Laurent Lombard. Un regalo importante quello della coppia Lombard-Carlotto, perché in un momento in cui il genere sta vivendo un periodo di crisi, forse dovuta all’inflazione ipertrofica dei romanzi noir, un ritorno alle origini del genere, in un’opera piena di talento come Un uomo qualunque forse è proprio la cura migliore per ridare linfa vitale a una letteratura che si configura come strumento di lettura e interpretazione perfetto per la realtà che ci circonda.
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