Abbiamo una coppia felice (rara avis) di sposi piedi piatti. Lui poliziotto, lei investigatrice privata. Hanno comprato una casa. Il padrone di questa casa ha una relazione con una bella sventola succhiadollari. Se ne accorge e la lascia. La suddetta sventola, attricetta in cerca di fortuna, ha scritto un sacco di lettere contro tutto e contro tutti quelli che si aggirano nel suo ambiente. Le ha messe in una cassaforte che conosce solo lei. Se vengono scoperte la sua carriera è finita. Urge trovare un amico fidato per riprenderle. La cassaforte, però, è stata scoperta anche da uno dei muratori che stanno rimettendo a posto la casa. Pure lui, dunque, insieme al compagno di lavoro, vuole dargli un'occhiata. Non si sa mai. Vedi un po' che non nasconda una fortuna. Nel frattempo abbiamo Georgina che si diletta a marchiare a fuoco i suoi amichetti alti e biondi con una scritta sul braccio "Sono una serpe". Così, tanto per vendicarsi del suo grande amore che l'ha tradita e abbandonata. Naturalmente non manca il furto in una galleria d'arte di alcune preziose sculture di cristallo. Il ladro sarà senz'altro trovato occasionalmente (l'imprevisto si annida dappertutto) dai nostri due muratori mentre si accingono all'impresa con la cassaforte. C'è anche un barista, è logico, amico della figlia dell'ex proprietario della casa che si mette sulle tracce di Giorgina…e insomma riusciranno i nostri eroi a fermarla prima del marchio infuocato?

Tutto questo e altro ancora in Vendetta sotto le stelle di Carol Higgins Clark, Sperling & Kupfer 2008. Sono rimasto di sasso. Impietrito di fronte alla naturalezza con la quale è costruita questa "cosa". Tra l'altro con uno stile precisino ino ino sempre uguale a se stesso dall'inizio alla fine. Un po' come quei regali infiocchettati che scarti scarti pensando di trovarci qualcosa e ti ritrovi con un gingillo in mano che ti mette tristezza.

Il nome e cognome bello grande, anzi grandissimo dell'autrice che campeggia rosa (sì, avete capito bene) su una copertina blu scuro rispetto al titolo piccolo e timoroso mi avrebbe dovuto mettere sull'avviso. I caratteri, poi, scolpiti come un altorilievo, avrebbero dovuto aggiungere diffidenza a diffidenza. Di solito troppo risalto del nome, poca sostanza del libro.