“Guarda la differenza. Questo è un vecchio vino, lo capisci subito dal colore: rosso granato.”

Se li bevve tutti e due d’un fiato.

Io ero affascinato dalle tante cose che sapeva il nonno ma il sapore del vino non mi attraeva e facevo finta di bere e quando il nonno si allontanava lo buttavo nei vasi delle piante.

Nonostante la mia scarsa applicazione, a tredici anni ero diventato un buon conoscitore, anche se soltanto teorico. Il nonno non si dava pace. “Non sai cosa ti perdi. Un godimento che dalla lingua arriva fino allo stomaco. Speriamo almeno che diventi esperto di quell’altro godimento” e strizzava l’occhio alla nonna.

Un giorno decisi di fargli uno scherzo. Ero nell’età in cui si mette in discussione l’autorità. Il nonno si vantava di riconoscere un vino dal colore. Presi due dita di bianco molto leggero e aggiunsi acqua mischiata a tempera. Il colore era quello di un Cabernet. Poi presi la stessa quantità di novello e aggiunsi colore fino a farlo sembrare un vino maturo. Guardai l’effetto controluce: bei colori brillanti, non c’era niente da dire.

Mi chiamò un amico dalla finestra per andare a giocare a calcio all’oratorio. Non ne avevo voglia e rimasi a parlare un po’ con lui.

Il nonno intanto era tornato accaldato, aveva visto i bicchieri pieni e se li era bevuti d’un fiato.

Si sentì male. Mentre aspettavo l’ambulanza feci sparire i colori e lavai i bicchieri.

Sappiate che questa è una specie di confessione perché è la prima volta che lo racconto in tutta la mia vita.