Mi piantò una pistola fra le costole. Non è venuta più via.
“Tu bari!” mi disse in tono minaccioso. “E tu brindisi!” gli risposi guardandolo fisso negli occhi.
Ero un provetto giocatore di scacchi. Quando me lo portarono non ebbi alcun dubbio. Il solito matto affogato.
Il morto si alzò in piedi e disse “Sono solo svenuto”.
Mi venne un’idea. La scartai. Era vuota.
Mi sparò a bruciapelo. Ora ho la pelle liscia come quella di un bambino.
Era un essere spregevole, piccolo, brutto, peloso. E viscido. Lo schiacciai con la punta della scarpa.
Era un giocatore d’attacco. Tutte le sue azioni andarono in fumo.
Lo squadrai dall’alto in basso. Ora aveva gli spigoli.
Scaricai tutto il piombo che avevo. Poi scaricai il ferro e tornai a casa.
Il pistolero “Lo beccai in flagranza. Era a letto insieme a mia moglie con la canna fumante”.
Il cavaliere arrivò trafelato davanti al Re bianco “Sire, siamo fottuti. Chi guida oggi i nostri colori è Fabio Lotti!”.
Lo trovarono con le mani nel sacco della spazzatura.
“A te l’ultima mossa”. Gli spaccò la scacchiera in testa.
“Ehi tu!” mi disse il guercio sbirciandomi di traverso.
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