È uscito nel luglio del 2008 per l’editore Barbera di Siena La carne e il sangue, romanzo d’esordio del sostituto commissario della polizia di stato Marco De Franchi.
Quest’opera, ambientata sullo sfondo delle vicende che hanno segnato la dolorosa rinascita delle Brigate Rosse, si pone a metà strada tra la realtà e la finzione.
Il libro, infatti, è basato su accadimenti reali che a suo tempo riempirono le cronache che De Franchi, che ha partecipato alle indagini, conosce.
L’autore però, inventando personaggi ispirati a figure reali, li usa come attori per penetrare all’interno del contesto storico delle nuove BR dando vita ad un testo che immagina quello che sarebbe potuto accadere e svela quello che per poco non è realmente successo.
Protagoniste della vicenda narrata sono due giovani donne: Lucia, una moglie innamorata e una madre amorevole che, quando le esigenze lo richiedono, si trasforma in Federica, militante rivoluzionaria e combattente spietata fedele alla causa delle BR, e Serena D’Amico, un commissario di polizia che ha sacrificato la sua vita alla caccia ai terroristi.
Il suo compito è quello di dare un nome e un volto all’imprendibile Federica: dalla terrorista e dalla sua vita nascosta finirà per restare ossessionata.
Finché scoprirà di esserle legata da un episodio, doloroso e terribile, del suo passato.
Questi due personaggi, che simboleggiano due realtà più ampie ed astratte che lottano l’una contro l’atra come Stato e nuove brigate rosse, non sono dei simulacri vuoti e spersonalizzati ma persone reali capaci di provare sentimenti.
Nelle due donne coesistono sia il desiderio di vendetta che l’amore, che si fa strada dentro la scorza dura delle loro vite.
Federica, infatti, si fa catturare perché non rinuncia a vedere suo figlio per l’ultima volta, mentre la poliziotta Serena finisce per innamorarsi del marito della terrorista che cerca e da cui è ossessionata.
Il tutto è narrato da De Franchi con un linguaggio crudo, angosciante e spietato come solo la realtà sa essere, avaro di descrizioni, che scava nel profondo dei personaggi senza paura di sporcarsi le mani.
E rimane, oltre alla vicenda umana, anche la denuncia, di cui è bene prendere atto, del ritorno delle Brigate rosse, un fatto, analizzato in modo puntuale dall’autore, che è insieme politico e culturale e rivela uno stato di disagio, che non va sottovalutato, oltre che una cultura che i tempi non sono ancora riusciti a cancellare.
Alla luce di quanto scritto quindi, non si può non applaudire De Franchi per questa prova di scrittura e consigliare la lettura del libro non solo agli appassionati di buona letteratura noir ma anche a chi voglia approfondire una delle piaghe della storia italiana recente.
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