Lunedì 13 ottobre Roberto Saviano ha compiuto i due anni di vita blindata, sotto protezione di una squadra di carabinieri che notte e giorno lo difendono dai possibili attentati della camorra, che lui ha denunciato nel best seller Gomorra.
Un compleanno che il ventinovenne scrittore napoletano ha festeggiato partecipando per oltre mezz'ora alla trasmissione di Fahrenheit, che ogni giorno riunisce sulle onde di Radiotre il popolo degli amanti dei libri. "Sono stati due anni di vita sottoscorta, anni duri - ha raccontato Saviano - All'inizio sembra che non ce la puoi fare, quando il tuo quotidiano viene stravolto e capisci che puoi solo peggiorare, perché vivi costantemente nel sospetto, nella mancanza di fiducia, nella solitudine, mentre le persone che ti sono attorno spariscono". Ma la vita quotidiana sotto scorta, com'è? "Spesso sono giornate terribili - risponde - Ma faccio molta palestra, soprattutto molta boxe con quelli che chiamo i 'miei ragazzi', cioè i carabinieri che mi accompagnano giorno e notte e che qualche volta mi chiamano capitano". Saviano ha anche ricordato quello che è successo due anni fa, quando partecipò ad una manifestazione a Casal di Principe, rivolgendosi direttamente ai boss latitanti. Il libro non era ancora un best seller da milioni di copie, ma qualcosa era successo e i carabinieri e la Procura della repubblica avvertirono lo scrittore. "Ricordo la telefonata allarmata di un ufficiale dei carabinieri - ha raccontato ai microfoni di Fahrenheit - Un collaboratore di giustizia aveva segnalato il pericolo".
"Non tutti erano dalla mia parte, dalla parte dela legalità - dice ancora Saviano - Ricordo che quando uscii di casa circondato dai carabinieri, ci fu qualcuno che mi sibilò alle spalle: 'finalmente t'hanno arrestato!'
Saviano oggi ha 29 anni e dice di essersi allontanato da tutti: "anche da parte di quelli che mi erano vicino c'era una sorta di rimprovero, come se dicessero ci siamo presi degli schiaffi in faccia per te, per difendere uno spettro". Ma Saviano è anche convinto di una cosa: "sono i lettori che hanno messo paura ai poteri criminali, non io".
E spiega che denunce individuali, articoli coraggiosi, prese di posizioni di preti coraggiosi ecc. ecc. ci sono sempre stati, ma non hanno mai preoccupato i boss. Ma quando la denuncia comincia ad arrivare a certi numeri, quando sono milioni le persone che leggono un libro di denuncia, quando addirittura diventa economicamente vantaggioso denunciarli (editori, giornali, cineasti su Gomorra hanno guadagnato molto) allora qualcosa davvero cambia.
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