Con questo romanzo, Venezia rosso sangue, Stelvio Mestrovich fa conoscere al grande pubblico dei lettori di gialli il suo ispettore: Giangiorgio Tartini. Egli è discendente da una famosa famiglia di musicista, ma, considerato la pecora nera, ha deciso di non seguire le orme degli antenati, per dedicarsi alla carriera di poliziotto.

Tantini è un personaggio ambiguo: ama il suo lavoro, anche se spesso lo vive come una costrizione, è facilmente irritabile, con un carattere difficile, donnaiolo, ma anche molto sensibile e leale nei confronti degli amici.

L’autore racconta due indagini dell’ispettore, che si svolgono sullo sfondo di una Venezia lontana da quella turistica e colorata del Carnevale. La città si svela nel suo lato più oscuro, le sue calli e le sue piazze diventano scenario dei più efferati delitti, ma, nonostante questo, resta una città ricca d’arte e di fascino, di cui vengono svelati alcuni lati nascosti e misteriosi.

La caratterizzazione regionale si vede anche nell’utilizzo del dialetto, da parte dell’autore, per far parlare i personaggi. Alcuni di essi si esprimono spesso con frasi dialettali, in particolare per rendere espressioni colorite e questa scelta accentua e sottolinea la personalità di alcuni personaggi, aiutando il lettore a respirare l’aria veneziana.

Per quanto riguarda la struttura dei racconti, essi si snodano in ambienti molto diversi: il primo in quello religioso, il secondo in quello della “Venezia bene” dei salotti e degli appassionati d’arte. Tartini si trova ad indagare su serial killer che colpiscono a catena e che diffondono il panico nella città.

Il difetto dell’opera è che le due indagini sono molto slegate fra di loro, perciò il libro perde fluidità e l’impressione è quella di leggere due racconti lunghi, piuttosto che un vero e proprio romanzo. Nonostante alcuni riferimenti dell’autore tra i racconti, le due indagini risultano accostate senza che tra esse vi sia un rapporto temporale o un “percorso” all’interno della carriera dell’ispettore.

Certo molti sono i punti in comune, alcuni topoi che caratterizzano la sensibilità e le scelte dell’autore: l’informatore che diviene presto amico dell’ispettore; l’improvvisa illuminazione che porta alla soluzione del caso; la figura di una donna accanto a Tartini, ne sono solo alcuni esempi.

La nota, senza dubbio, di estrema rilevanza è la coralità dell’opera, che riesce, in particolare attraverso i personaggi minori e le descrizioni paesaggistiche, a creare un’atmosfera misteriosa ed affascinante che porta il lettore alla scoperta di Venezia.