Due fratelli, u parrinu e u mafiusu, che si (ri)incontrano nella casa dove sono cresciuti e insieme hanno imparato a conoscere la vita. Due vite diverse che adesso si scontrano all'interno di una gabbia, metafora, però, di quel focolare domestico regolato da sentimenti e tradizioni centenarie ovviamente incomprensibili agli estranei di quella realtà semplicemente subita da coloro che, invece, sono posti ai margini e spesso costretti, per necessità, ad accettare i compromessi necessari per badare alla propria sussistenza.

Un mondo fatto di violenze e soprusi che nessuno racconta perché, come si dice in gergo, "non fa notizia", ma assente pure dall'agenda delle politiche sociali.

Una realtà indefinita scaturita da un matrimonio violento ispirato al Dio cristiano e a quella "Chiesa Devota" i cui ministri si lasciano liberamente baciare le mani dai boss mafiosi.

Dopo i consensi di pubblico e crititca ottenuti con w la mafia Aldo Rapè, questa volta, con Mutu, sulla scena insieme a Nicola Vero, a muso duro e senza sconti per nessuno, racconta un mondo i cui drammi interiori e familiari non vengono mai esternati o pubblicizzati con un testo e una messa in scena, curata dal regista Lauro Versari, volutamente pensati per luoghi diversi dai tradizionali spazi teatrali ricercati proprio per raccontare meglio quel misterioso silenzio che si cela aldilà delle mura domestiche che sarà proprio il pubblico a comporre perché disposto intorno all'azione scenica.

Un racconto di una realtà che volutamente si contorna di quella simbologia religiosa e che si addormenta pregando il Cristo morto sulla croce. Una mondo per il quale la parola mafia appare un'ingerenza ecessiva e fuori luogo per essere raccontata.

La turnè dello spettacolo è ancora in costruzione,alcune tappe saranno, dopo Palermo, Noto, Palazzolo Acreide, Caltanissetta e San Cataldo.

Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito della compagnia teatrale.