Niente di nuovo sul fronte “virus letale minaccia l’umanità, ergo, necessitano misure drastiche per la salvaguardia di chi infetto non è, salvo poi accorgersi che l’antidoto è nel sangue di chi è rimasto al di là del muro che separa gli infetti dai non e quindi urge che qualcuno si faccia carico di di andarlo a recuperare (il sangue e il corpo in cui scorre…)”.

Come capita di scrivere sempre più spesso (brutto segno…), anche stavolta nessuna traccia di novità, neanche a cercarla per bene, in questo Doomsday di Neil Marshall, che scrive sull’acqua una storia già vista e rivista. Poi, quando si tratta di metter su una brigata di villains che fanno il bello e il cattivo tempo in quello che è rimasto del mondo, non trova niente di meglio da fare che saccheggiare il look (che all’epoca si definiva post-apocalittico…) e le situazioni di Mad Max. Scialba, e neanche poco, Rhona Mitra nei panni dell’eroina coraggiosa, mentre la presenza di Malcolm McDowell ammonta a poco più che due primi piani degli occhi.

Chi è amante dello splatter troverà stuzzichini per i propri denti, giacché lo sminuzzamento dei corpi con relativi schizzi di sangue, è in fondo l’unica cifra stilistica del film.