Esce nel 2000 l’opera prima di uno scrittore nuovo alla narrativa, Leonardo Gori. Fiorentino classe 1957, Gori è già attivo nel mondo della carta stampata come giornalista, saggista e critico di letteratura disegnata.

Nero di maggio, questo è il titolo dell’ opera, è un thriller di ambientazione storica, che si svolge a Firenze nella primavera del 1938, durante i preparativi e lo svolgimento della visita alla città di Adolf Hitler e Benito Mussolini.

Oltre all’intreccio della vicenda raccontata nel romanzo, di cui è protagonista un capitano dei reali carabinieri Bruno Arcieri, suscita un grosso interesse nel lettore anche la ricostruzione della realtà sociale e politica (fiorentina, toscana, ma indubbiamente anche nazionale) in un momento così cruciale nella storia dell'umanità. Il fascismo, che agli occhi dei lettori poco avvezzi alla storia sembra una realtà solida, nel romanzo di Gori appare meno monolitico di quanto possa sembrare da altre più superficiali ricostruzioni.

Questo testimonia come l’autore sia profondo conoscitore degli anni e della realtà di cui scrive.

Ci si accorge di ciò anche da quello che scrive nelle ultime pagine del romanzo: “Gli anni Trenta, in buona parte spensierati, leggeri, correvano a precipizio per una nuova e ancora inconoscibile strada, verso scelte terribili e destini segnati, lasciando inconsapevoli le folle, indecisi e perplessi gli intellettuali, gli stessi politici ignari. La primavera fiorentina cambiava le carte in gioco non solo per l'Italia ma per l'Europa e il mondo, e si avvicinava prepotente, per tutti, l'ora di scegliere finalmente tra l'opportuno e il vero, tra la vita e l'abisso, tra il bene e il male. Era la fine del quieto vivere borghese all'ombra del fascismo…”. Arriva il tempo delle scelte, dunque.

Protagonista del romanzo è un capitano dei reali carabinieri, Bruno Arcieri, chiamato a indagare su due efferati delitti che hanno insanguinato Firenze proprio alla vigilia della visita in città di Hitler e Mussolini. Le vittime sono due prostitute, ma c’è pure il mistero, che pare collegato agli omicidi, di una ragazza rapita da un orfanotrofio. Le indagini, che Arcieri svolge insieme al maresciallo Carruso, portano alla casa di un fotografo con il vizio del porno, Primo Bianchi, che viene però trovato suicida nel suo studio.

Apparentemente, per il rimorso di aver ucciso oppure perchè convinto di non poterla fare franca. Del resto, accanto al cadavere ci sono prove che lo incastrano e sembrano accusarlo anche del rapimento della ragazza scomparsa.

Troppo facile, secondo Arcieri. Il dubbio che qualcuno gli abbia offerto Bianchi come colpevole perfetto, per nascondere responsabilità altrui si fa più forte allorché al capitano viene bruscamente impedito di approfondire le indagini in seguito a pressioni che vengono da molto in alto. Di sicuro, le autorità fasciste non ci tengono a far giungere il Duce e il Fuhrer in una città dove sia ancora in corso la caccia a un assassino. Ma Arcieri ha l'impressione che ci sia qualcos’altro, qualcosa di ancora più grave, in cui sono coinvolti i pezzi grossi del fascio fiorentino, tra i quali ci sono gelosie e rancori e molti segreti da nascondere. Il capitano non può comunque tirarsi indietro dal nuovo compito che gli viene affidato: fare da scorta a un importante Gerarca giunto da Roma per preparare la visita di Hitler.

Il Gerarca (di cui non si fa mai il nome ma nel quale si può facilmente riconoscere la figura storica di Alessandro Pavolini) è un personaggio affascinante, grande nel bene e nel male, colto e raffinato ma anche duro ed enigmatico.

Seguendo lui e Arcieri il lettore visita la Firenze del 1938 scoprendo le riunioni degli intellettuali nel retrocaffè de “Le Giubbe Rosse”, la tipografia Nerbini, che il regime voleva far chiudere poiché stampava fumetti americani, le strade e i negozi del centro, i salotti buoni e le case di tolleranza. Il Gerarca incarica Arcieri di svolgere indagini private per suo conto, sugli avvenimenti verificatisi a Firenze a metà degli anni Venti, quando in città ci fu una vera e propria guerriglia fra fascisti e comunisti, neri e rossi, con morti e violenze inaudite da entrambe le parti, prima che il regime di Mussolini prendesse il sopravvento.

Arcieri accetta, sia pure controvoglia, ottenendo in cambio di poter proseguire a indagare anche sul caso della ragazza scomparsa e delle due prostitute uccise. Intanto, appare chiaro che c'è anche chi vuole approfittare della visita di Hitler per uccidere il dittatore tedesco, e si tratta di una persona molto vicina al capitano Arcieri.

Il romanzo si fa sempre più intrigante e il ritmo sempre più serrato, con i movimenti dei personaggi che seguono quelli della realtà storica.

Un terribile segreto che trova origine nei fatti di sangue del ‘25, usati per coprire un delitto privato e un arricchimento illecito, collega direttamente le indagini volute dal Gerarca alle morti attribuite al Bianchi. Alla fine c'è la scoperta della verità, sia sull’identità dell’assassino, sia sui motivi che hanno spinto il Gerarca stesso a costringere Arcieri a lavorare per lui.

Dal punto di vista della trama gialla, la tensione che porta al finale resta appena un po’ smorzata dalla rivelazione del chi sia il colpevole; resta valido l’intreccio, anche se la sottotrama dell’attentato al Fuhrer poteva essere ancor meglio sfruttata.

Una nota sullo stile: non modernissimo, ma probabilmente ben accordato con il periodo storico in cui si ambienta il romanzo.

Nero di Maggio è stato accolto nella cinquina del premio Premio Franco Fedeli organizzato dal SIULP e dedicato al libro poliziesco italiano, insieme a Un giorno dopo l'altro di Carlo Lucarelli, L’impagliatore di Luca Di Fulvio, Bersaglio, L'oblio di Valerio Varesi e La canzone di Colombano di Andrea Perissinotto.