Ad agosto Milano si svuota e si trasforma in una città diversa rispetto al resto dell'anno: cambiano i ritmi, il traffico, chiudono i negozi, gli uffici e la maggior parte degli abitanti parte per le tanto sospirate ferie. Non tutti però. Così noi per festeggiare questo Ferragosto siamo in compagnia di un gruppo di personaggi, alla loro prima volta editoriale come protagonisti di un romanzo. Si tratta di Camporosso, il Gatto, il Brucia e il Pugile, che muovono i loro primi passi tra le pagine di Milano è un'arma (libri/6705/) opera prima di Francesco Gallone.
Per prima cosa grazie per aver accettato di fare una visita al nostro salotto letterario virtuale. Ma che fine ha fatto l'autore?
Il Gatto: Sarà andato al parco a cazzeggiare... è un perdigiorno patentato! A parte tutto, per il nostro autore scrivere non è facile perchè la passione creativa deve convivere con lavoro, impegni e relazioni sociali senza cui effettivamente probabilmente neanche noi esisteremmo. Se il mondo di un uomo è la sua vita, come scrisse Graham Greene in Una Pistola in Vendita, non si può pretendere che la scrittura, che è parte integrante della vita di un uomo, non sia legata fortemente al suo mondo. Quindi ora lasciamo il Gran Gallo tra i fecciosi del parco, perché mutilandolo il nostro autore non sarebbe così bravo...
Vabbè peggio per lui…Visto che vi ha lasciato campo libero direi che ne approfittiamo. Per prima cosa direi che potremmo partire dalle base: presentatevi ai lettori. Chi è la Brigata Camporosso?
Campo: Non lo sappiamo. Ancora non lo sappiamo, nessuno lo sa. Si tenta di definirsi, si impara a conoscersi strada facendo, e la nostra strada è appena cominciata...
Pugile: Siamo quelli che vi romperanno il culo!
Gatto: Ascolta, qui sarà un casino, te ne sarai accorta, Campo è troppo riflessivo, è un pensatore, un cazzo di filosofo, i lettori rischiano di non capire, ma in fondo siamo personaggi da fumetto popolare, cercherò di chiarirti le idee: Dunque, il mio amico, qui, Cristiano Camporosso, è uno sbirro, un ispettore raccomandato, non s'è mai laureato, è interista, è l'epiteto dello sconfitto. La Brigata prende il nome da lui perchè è lui che ci ha riuniti per indagare sull'incendio doloso di un centro sociale, perchè è stato il leader durante tutte le nostre vere e proprie battaglie campali dalla parte di nessuno per le strade di Milano. Il Brucia è un bamboccione... Brucia: Ammazzati!
Il Gatto:... un bamboccione. Vive ancora coi suoi, da mantenuto, ma ha tante qualità nascoste e non, come il suo sarcasmo. Il Pugile è un traslocatore delle Torri di Bruzzano, e ho deciso che è anche il fan numero uno dei Queen. Trentalibbre è un annoiato impiegato comunale. E io sono il Gatto, definirmi è complicato, diciamo che sono un post-punk, un reazionario sognatore...
Definite ciascuno di voi con due aggettivi
Pugile: Terrone e Forte.
Brucia: Ammazzati, non mi piacciono 'sti giochi...
Gatto: kakòskagathos.
Campo: sconfitto ma non arreso.
E chi è Francesco Gallone?
Il Gatto: è il profeta della kebab generation. Il nostro cantore.
Pugile: è un babbo...
Campo:... è un ragazzo che sognava di fare lo scrittore, e ha avuto l'occasione per cominciare. Francesco ha varie incarnazioni: al mattino lo trovate a vendere fiori finti su una bancarella del mercato o al bar a bere caffè, al pomeriggio vaga a piedi per la città, o sta svaccato al parco di Villa Litta coi cattivi ragazzi, la sera random, tra birrerie metal, centri sociali, vicoli, kebab... Resta sempre lui, ma va bene per tutti. Ha la maturità classica, e l'università gli è venuta a noia tempo fa. Non si laurea perchè non gli interessa un titolo, tu sei quel che fai davvero. Ha una band post-core, SetteVolteRonin, ha fatto teatro per sei mesi, ha strillato su un palco per tredici anni, a fasi alterne, ha sempre scritto, insomma, ne fa di roba, anche se poi sembra non combinare un cazzo dal mattino alla sera... colleziona dischi, fumetti, film, scontrini, sconfitte, sorrisi, ciao papà!
E come è stato fare da cavie per la sua opera d’esordio? Vi ha trattati bene? Siete soddisfatti? O vi aspettavate qualcosa di diverso?
Campo: Direi che ci ha trattati bene... non ci ha costretto a fare niente! Noi gli dicevamo che volevamo fare, e lui accondiscendeva, qualche volta c'ha messo il becco, qualche volta ci ha favoriti... ma direi che ci ha trattati sempre con affetto. Siamo soddisfatti, credo. È che con Francesco ti aspettavi sempre qualcosa di diverso...
Brucia: Quell'uomo ci ha rubato la vita! Si è preso la nostra realtà quotidiana e ne ha fatto un mucchio di stronzate, una specie di fumetto!
Spostiamo per un attimo l'attezione da voi al romanzo e introduciamolo ai lettori: provate a pensare un "trailer" per presentarlo.
Campo: Da ragazzo volevo fare il regista, quindi me ne occupo io: il trailer si aprirebbe con un campo lungo della città di Milano, poi una steadycam vi si infilerebbe attraverso i binari del treno, e spunterebbe sul ponte della Stazione Garibaldi. Da lì, al ritmo dell'enunciazione di un codice d'onore molto Camporosso – tipo Amicizia Lealtà Dovere Kebab Birra Sigarette – si vedrebbero continue scazzottate ed inseguimenti, fino a terminare davanti al defunto Deposito Bulk dato alle fiamme...
Pugile: io ci metterei Don't Stop Me Now dei Queen come colonna sonora, e qualche figa nuda...
Brucia: Ammazzati..
Il Gatto: colonna sonora complicata. Qualcosa di duro, però! Io metterei Nero Umano dei Php, o un pezzo dei RFT, Dancing With Myself di Billy Idol, Damage Inc dei Metallica, qualcosa dei Muse, checcazzonesò...
E che attori mettereste a interpretare i vostri ruoli?
Gatto: Ricky Memphis o Gerard Depardieu per l'ispettore Camporosso; Christian Bale per il Gatto, perchè è stato sia l'Uomo Senza Sonno che Batman; Vincenzo da via Anfossi per il Pugile; Luciano Ferrara per il Brucia; Toni Servillo per il Blanco; Stone Cold Steve Austin per Raul, il capo dei nazi...
Staccandoci ora dal paragone cinematografico e tornando al romanzo, è difficile etichettarlo con una definizione di genere. Voi come definite la storia che vi vede protagonsiti?
Gatto: Direi che è una storia assurdamente realistica e realmente assurda. A me è capitata davvero, altrimenti avrei pensato che un film d'azione di Hong Kong si fosse fuso alla tradizione fumettistica italiana, inglese ed americana, spruzzandola con il cinema di genere italiano dei '70, con una grattuggiata di sub pop e contro cultura... Per questo piacciamo a chiunque!
Campo: E poi, diciamo, che la concezione del genere a noi sta stretta. Ormai del genere nel genere è stato detto molto, ora forse bisogna cominciare a sperimentare mischiando i generi. Mi piace che Francesco ci abbia resi protagonisti di un noir nel senso di una vicenda con dei personaggi e una città, nel senso di una vicenda di uomini soli contro il mondo. Ma mi piace anche che la storia abbia un ritmo d'azione, fumettistico, e poi di nuovo tutto cambi, diventi fiaba, diventi thriller, cazzo, è proprio bravo!
A questo punto si introduce un tema molto interessante: il rapporto tra realtà e fantasia. O meglio il rapporto tra realtà e surrealtà: una realtà dura, forte, ben delineata, ma allo stesso tempo così estrema e sopra le righe da creare un effetto straniante nel lettore. Se poi si aggiungono gli elementi fumettistici e fantastici, il mix è davvero spiazzante.
Campo: Tutto quel che vi viene raccontato nel nostro mondo è successo davvero nel vostro. Solo che nel nostro mondo possibile cambiano alcuni elementi, si invertono, si incastrano in maniera differente. Tutto è vero, tutto è falso, è fantasia...
Gatto: Credo che il vero potere del raccontare storie sia stravolgerle all'uso della fantasia, esagerarle in un'iperbole espressiva per comunicare meglio, e per far divertire chi legge. Se un lettore vuole delle storie vere e realistiche, può guardare un documentario, leggere un saggio giornalistico, accendere la tv per il TG, o comprare un quotidiano. Il vantaggio di raccontare storie sta nel fatto che creandole hai il potere assoluto della fantasia. Quante cose denunciava l'Uomo Ragno degli anni Settanta-Ottanta, la droga il razzismo i ghetti la delinquenza di New York, eppure era la storia di un pirla in calzamaglia che pende tra i palazzi. O la solitudine espressa dal primo Hulk, quello braccato e temuto dal mondo, è molto vera seppur molto esagerata ed incarnata in un colosso umanoide verde. La fantasia rende piacevole la realtà, la comunica, la purifica. La fantasia, il romanzo, sono le autentiche forme di rivoluzione.
Brucia: Il solito esagerato...
E qual è il vostro mondo?
Gatto: Tutti. Perchè potenzialmente tutti ci appartengono, possiamo appropriarci di qualsiasi piano d'esistenza, perchè è la fantasia, la creatività, a farci spaziare tra i confini di ogni realtà possibile. Ed in questo libro abbiamo scelto di raccontare realtà reali accadute a Milano. Magari la prossima volta racconteremo realtà possibili che potrebbero accadere, che ne sai... il nostro mondo è quello delle muse.
Ma, tirando le somme, Milano è un'arma è una storia vera?
Pugile: è una storia vera-mente bella! Ahahah!
Brucia: Chiedilo al mio ginocchio, se è una storia vera...
Cambiando invece argomento, so per certo che spesso il romanzo invoglia a riflessioni in merito a questioni politiche, aprendo dibattiti sulla posizione dell'autore e sul suo posizionamento tra gli schieramenti. Senza entrare nei toni di un comizio, secondo voi, il romanzo è un'opera politica?
Campo: ti risponderò citando un grande maestro di Quarto Oggiaro: "Certo Milano è un'Arma è un libro politico, politico davvero. E proprio per questo non è nè di destra nè di sinistra. Certo parla dell'una e dell'altra, ma nell'unico modo di cui se ne può parlare nella Milano della Brigata Camporosso. Destra e sinistra sono infatti categorie politiche storicamente determinate (il secolo scorso, la lotta di classe, i partiti di massa... as you know) che niente hanno a che fare con la società tribale che popola la suburbia ghallonz/meneghina. Sarebbe come chiedersi se gli ateniesi e gli spartani, gli antichi romani, o ancor meglio le popolazioni primitive siano di destra o di sinistra? Avrebbe senso? Ma a questo riguardo vi rimando a Giorgio "il bagno è sempre in fondo a destra" Gaber. La Milano del Gatto è una Milano tribale, percorsa e vissuta da tribù, più o meno grandi, più o meno chiuse, più o meno includenti: gli squatters, i nazi, gli zinghi, i cinesi,..., i poliziotti e finanche la Brigata Camporosso sono esse stesse unità politiche che agiscono e pensano seguendo delle regole ben precise come l'appartenza, l'amicizia, l'interesse. Sono delle risposte di senso collettive per degli individui che al di fuori dal clan quel senso proprio non riescono a trovarlo...e la sinistra e la destra se ancora sussiste è nell'iconografia, in quanto ogni tribù ha bisogno di simboli e maschere per comunicarsi al mondo. La Milano del Gatto è questa....La Milano che c'è fuori dalla finestra invece è tutta un'altra cosa!... oppure no?"
E con questa risposta entriamo in uno dei temi più belli e forti del romanzo: Milano. Milano è l'unica vera protagonista femminile del romanzo, ambientazione della vicenza, ma personaggio attivo e sempre presente. Bella e affascinante, ma anche crudele e spietata. La frase che secondo me nel romanzo la descrive in maniera netta riassumendone l'essenza è: "...tutti coloro che erano dalla parte sbagliata del muro che divide Milano tra chi paga sempre il biglietto e chi scavalca sempre i cancelli". Cosa rappresenta Milano per voi. Qual è il vostro rapporto con questa città?
Gatto: La citèe est a nous...
Campo: Siamo completamente fusi con lei, la possediamo e lei ci possiede. È il mondo tutto intorno a noi, come dice la pubblicità... è la città che ammala e che ammalia, no? Anche se secondo me, che mi intendo un poco di cinema, sono un appassionato, Nel romanzo Milano è sempre presente, ma non personaggio attivo... boh, cioè, mi sembra invece che sia la scenografia più bella che si potesse mettere in piedi, rappresentata come un'entità, ma non personaggio attivo.
Gatto: E poi lo dice il titolo, no? Milano è un'Arma, la Città è uno strumento... Nel nostro libro si capisce che Milano è come una donna che ami anche se ti fa tribolare. Perché le città hanno vita. Ma in realtà, in fin dei conti, Milano è uno strumento, di successo, di realizzazione, di morte, di odio... sta tutto in come le approcci, in come la impugni. Ma non valgono un cazzo soluzioni tipo andare a vivere a Londra, se dev'essere una fuga. I problemi vanno affrontati, non risolvi un cazzo cambiando città. Impugna Milano, impara a usarla, impara ad amarla, e poi potrai avere quel che vuoi.
Inoltre un'altra osservazione è che Milano è l'unica presenza femminile consistente presente nel romanzo, per il resto l’opera è per lo più maschile, fatta salva qualche apaprizione. Una volta l'autore mi ha detto una cosa del tipo: "E' un romanzo sull’assenza delle donne". Voi cosa ne pensate?
Gatto: la Donna è il riposo del Guerriero. L'amore è rumore, l'amore è dolore. Non credo più in questa parola, per questo sono sempre incazzato, per questo sto cercando l'amore...
Campo: Madonna, il solito esagerato, perchè gli hai fatto 'sta domanda? Pugile: è una storia maschia, una donna avrebbe spaccato gli equilibri... Gatto: In realtà è complesso definire la poetica dei generi sessuali all'interno del nostro romanzo. Forse perchè è in fin dei conti quasi un western, no?, ha una visione talmente romantica per cui le donne vanno protette, amate. Non combattono. Forse è semplicemente che essendo una storia di amicizia, ed essendo le donne bravissime a mettere in crisi gli equilibri nelle compagnie di amici, le donne avrebbero creato un bordello. O forse è davvero, come dice Gallone, un romanzo dove le donne sono un'assenza: donne che se ne sono andate, donne che tradiscono, donne che ti usano, donne che non sono tue. Mah...
Chi di voi riscuote maggior successo con le donne?
Campo: Tra di noi è il Pugile a riscuotere maggior successo con le donne: le paga.
Pugile: Vaffanculo...
Campo: Senti, io fumo una sigaretta, ti da fastidio?
No no, tanto per questa puntata estiva abbiamo trasferito il salotto all'aperto. Approposito, ma il Brucia è così appassionato di sigarette Papier Mais da non accorgersi del pericolo che si nascondeva oltre le sigarette?
Il Gatto: No, è che il Brucia è talmente fancazzista e smarrito nel mondo dove si nasconde per non fare un cazzo, da non saper ragionare, da non avere intuito...
Brucia: Ammazzati...
Cambiando discorso: è stato difficile uscire su carta?
Gatto: No. Forse a causa dell'eccezionale qualità di questo esordio editoriale di Gallone...
Campo: Abbiamo impiegato undici mesi a trovare chi investisse su di noi. Siamo convinti che l'investimento sia stato un azzardo vincente...
Ma che effetto fa trovarvi sugli scaffali delle librerie? Sapere che la vostra storia in questo momento è potenzialmente letta in tutta Italia?
Il Gatto: Beh, ovviamente è una figata, per Gallone essere negli scaffali coi grandi, e per noi essere nell'immaginario assieme a Ferraro, Gorilla, Brandelli, David Montorsi, Duca Lamberti... ma in realtà carica anche di responsabilità, tutti potrebbero leggerci, e noi vorremmo soddisfare tutti... finora ci siamo riusciti, ma il prossimo lettore resterà soddisfatto? Il prossimo romanzo riuscirà ad essere più bello? Riuscirà innanzitutto ad essere?
E cosa mi dite dell’editore? Com’è il rapporto?
Il Pugile: Ma chi dici, Babbo Natale? Campo: Pugile... Gatto: La nostra editrice, Eclissi, ha le palle e le spalle. Sta investendo i propri soldi, e non quelli degli autori, su talenti emergenti, accompagna l'autore con disponibilità e simpatia attraverso tutte le fasi che portano al libro sullo scaffale ed oltre, e se hanno pubblicato noi significa anche che possiedono un fiuto eccezionale... Brucia: Ma sentilo...
Siete soddisfatti?
Gatto: Soddisfatti? Mai. Saremo soddisfatti quando saremo una saga. Quando i nostri libri saranno di culto. Quando qualcuno dirà non che è nato un talento, ma che abbiamo dato prova di avere talento. Saremo soddisfatti quando le persone verranno stimolate alla creazione e alla riflessione dalle nostre avventure, quando ci porteranno disegni, idee per farne un fumetto, finti trailer cinematografici, videogiochi. Saremo soddisfatti solo quando avremo dimostrato di non essere qui né per caso né per sbaglio. Ma per merito.
Brucia: Io sarò soddisfatto quando chiuderai il becco
E vi piacerebbe essere di nuovo protagonisti una nuova storia?
Campo: Saremo ancora protagonisti di moltissime storie. Se non ci ammazzano prima...
Sempre scritte da Gallone?
Gatto: Francesco ci ha creati, ma forse siamo stati noi a sceglierlo. Credo che non gli dispiacerebbe vedere qualche esperimento. Ma Gallone è Gallone. Siamo suoi, in mano a qualcun altro no saremmo sempre noi. Quindi, si, scritte da Gallone
Per chiudere, ringraziandovi per la disponibilità, vi chiederei di scatenare la fantasia: inventate uno slogan per convincere i lettori a comprare e leggere il romanzo.
Gatto: Lo slogan l'hanno inventato alcuni lettori, che hanno detto di Milano è un'Arma: Per chi ama Milano è un must. Per chi la odia ancora meglio. Campo: Io direi, invece: Dalla parte di nessuno. Come dev'essere un Noir... Pugile: Caccia i soldi, zio, questa è roba buona e giusta!
Brucia: Se è piaciuto a me, buona lettura a tutti.
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