Una splendida villa nasconde un terribile segreto…

Un’isola sperduta nell’oceano a cento miglia dal continente sudamericano, una splendida villa che nasconde un terribile segreto, due poliziotti a indagare ed una vecchina a raccontare. Pochi elementi e una semplice trama sono gli scarni mezzi che fanno di Nessuna colpa di Giuseppe Arcucci e Sabina Marchesi, Flaccovio 2008, una storia avvincente.

L’isola è piccola, dalla forma irregolare “simile a una tavolozza da pittore”, un piccolo promontorio che sovrasta la baia, al centro una collinetta con le case dei contadini, al di là della quale la splendida radura di Cayo Paraiso con le sue altrettanto splendide ville.

I due poliziotti, il sergente Alejandro Martinez e la recluta Carlos Bajano a fare da coppia. Il primo “minuto, alto non più di un metro e settanta, magrissimo, accanito fumatore e forte bevitore di caffè. In pratica un fascio di nervi”. Soprannominato il torvo per il suo atteggiamento scostante, critico soprattutto verso i ricchi dell’isola. L’altro mezzo imbecille e mezzo gradasso, indecifrabile, insomma, messo a sua insaputa da un pezzo grosso a controllare le mosse del suo superiore (già, perché?).

La vecchina Pia Mancuso, la “Tata” di questa nobile famiglia, a raccontare una storia lunga e dolorosa in un paese della Sicilia fatta di matrimoni, nascite travagliate e finite male, rapporti incestuosi (Rosario e Rachele), la fuga in un’isola del Sudamerica fino…fino ad una morte sospetta. E c’è pure di mezzo un diario della vittima (Iris).

Gli autori scavano a fondo nella psicologia dei personaggi, mettono a nudo i loro stati d’animo, i loro sentimenti, i rapporti familiari, le magagne della società.

La storia che i due ascoltano da Pia li investe, li invischia, li coinvolge riportando a galla momenti particolari della loro esistenza (Alejandro ha perduto la moglie Dora e non sa darsene pace). E facendoli, in qualche modo, diventare altro da quello che sono.

Stile semplice e sciolto senza tanti fronzoli. Qualche schematismo di troppo e una certa mancanza di azione (almeno per il sottoscritto) non inficiano la qualità del libro.