Meglio farlo scendere sul finale…

Dopo tante strombazzate che non finivano più ecco un libro che, almeno nel titolo, sembra che ci voglia far riposare. Dunque Il silenzio di Jan Costin Wagner, Einaudi 2008.

“Nell’estate del 1974, durante i campionati del mondo, una ragazzina viene violentata e uccisa nei pressi di Turku, in Finlandia. Le indagini della polizia, condotte da Antsi Ketola, non portano ad alcun risultato.

Trentatre anni dopo, nel luogo in cui una semplice croce ricorda la vittima, viene rinvenuta la bicicletta di un’altra giovane, Sinikka Vehkasalo: uscita per andare all’allenamento di pallavolo non è più tornata in casa.

Il caso viene affidato a Kimmo Joentaa, e Ketola, andato in pensione da poco, si dichiara disponibile ad aiutarlo. Intende in qualche modo riparare a quell’insuccesso professionale che ancora gli brucia, ed è profondamente convinto che vecchio e nuovo delitto siano opera di un’unica persona…”

Il tema della violenza in generale e quello sulle ragazze in particolare non è nuovo. Bisogna solo vedere come si presenta. In questo libro, oltre all’indagine e ai vari personaggi che la conducono, abbiamo Timo Korvensuo che ha assistito al tragico fatto del 1974 senza riferirlo alla polizia, ed ora il nuovo episodio riapre la vecchia ferita. E’ sposato con Mariatta e ha due bambini. La serenità sembra spezzarsi anche perché ha incontrato ancora una volta l’assassino. Sarà stato sempre lui ad uccidere Sinnika Vehkasalo che non si riesce più a trovare? Ed ecco l’assillo, il tormento, la visita alla madre della prima ragazza uccisa.

Così come tormentato è l’animo di Kimmo Joentaa, vedovo inconsolabile tutto preso dai ricordi della moglie, così come tormentati diventano i rapporti tra i genitori della ragazza scomparsa. L’indagine si sviluppa in maniera semplice, così come semplice e naturale è il linguaggio e lo stile. Il tutto un po’ moscio, a dir la verità.

Un neo piuttosto grosso la soluzione finale tirata per i capelli. Su questa meglio stendere il velo del silenzio.