Se c’era qualcosa di incredibile nell’incredibile Hulk, stavolta L’incredibile Hulk di Louis Leterrier
sembra far di tutto per negare l’incredibilità stessa. Oramai la trasformazione di Bruce Banner/Edward Norton nel suo alter ego allevato in modo “bastardo” dai raggi gamma, non sembra più incredibile del fatto che le macchine continuino a circolare nonostante la “benza” abbia nell’ultimo anno raddoppiato il suo prezzo.
Cosa dire allora? Che nel passaggio da “non sbaglia un film” Ang Lee a Leterrier e da Eric Bana a Edward Norton, il film ci perde parecchio in termini di quell’impalcatura emotiva che nel film di Ang Lee consegnava Hulk ben dentro un universo diviso in parti eguali tra imprevedibilità e sofferenza e che finiva col segnare indelebilmente la traiettoria comportamentale dello stesso Hulk. Stavolta ci troviamo di fronte un “non ancora Hulk” forse più agguerrito, di sicuro più tecnologico, con tanto di cardiofrequenzimetro al polso e deciso una volta per tutte a fare a meno dell’ingombrante deriva verde (opportune didascalie informano sul numero dei giorni senza crisi, cioè senza trasformazioni…), anche grazie ad opportune tecniche di rilassamento in corso di apprendimento (ovvio che il tutto non sarà rose e fiori, per cui le trasformazioni ci saranno…).
Il rischio che il film accetta di correre in pieno e quello di crogiolarsi troppo nel fracasso degli scontri (sempre più armi, sempre più soldati, sempre più botti, vedi la battaglia nel campus universitario), fino a che, finiti i botti, ricorre all’espediente del “doppio”, un’altra creatura, stavolta marrone (il mercenario Emil Blonsky interpretato da uno spiritato Tim Roth), frutto proibito del sogno di un generale alla ricerca eterna del soldato perfetto.
Alla domanda, seppure fortemente ironica, che ogni tanto riecheggia, “ma perché ogni volta che Banner torna normale l’unico pezzo di biancheria che gli rimane addosso sono i pantaloni?” anche stavolta il film evita (giustamente...) di rispondere. Invece apprendiamo un’altra cosa, e cioè che Banner è condannato ad una castità forzata, visto che nelle condizioni in cui si trova anche l’eccitamento sessuale gli sarebbe fatale.
Un curioso finale vede nientemeno che l’arrivo di Tony Stark (alias Iron Man…) a colloquio col roboante generale Generale Thaddeus 'Thunderbolt' Ross (William Hurt), anticipazione, forse, di un futura coesistenza tra i due (Hulk e Iron Man).
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