C’è anche un lustrascarpe che ascolta musica classica…
Quando un libro è buono e vale la pena di leggerlo non c’è bisogno di farla tanto lunga. Si va subito al sodo con I labirinti di Atene di Petros Markaris, Bompiani 2008.
Una antologia di racconti nella quale si trova un po’ di tutto. Perfino quel commissario Karitos che ha fatto la fortuna dell’autore. Ci si trova un po’ di tutto, dicevo: dall’orgoglio greco (“Da qualunque posto ci abbiano cacciato sono finiti nella cacca”) al razzismo antialbanese, dalla mafia russa al padre padrone, dalla tragedia al grottesco (ve li immaginate dei morti prelevati dall’obitorio per farli diventare altri “tipi” di morti…).
Diverse le storie unite con il filo sottile dell’umorismo. Tutte con quell’arte che sgorga quasi spontanea e naturale negli scrittori veri.
Finali a sorpresa, capovolgimenti di situazioni (vedi L’emancipazione di Tatiana), i capponi di Renzo che si beccano tra loro (Christo e Frida in Suite per violino), protagonisti impensabili ma veri come le mani, i piedi, le braccia, perfino il pene in Estremi per mettere all’indice lo sfruttamento, la miseria, il marciume degli uomini-bestia. Che non hanno volto. Non hanno parvenza di umano.
Naturalmente non mancano assassini e altre violenze. La storia più dura Sonia e Varja. Di prostitute sfruttate e picchiate. Di dolore, di sofferenza inaudita. Di ribellione. Di omicidio. Il commissario capisce e lascia correre. Per una volta Sonia e Varja hanno vinto. E noi tiriamo un sospiro di sollievo.
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