– Chi è Nabil? – intervenne Pablo. Tipica domanda maschile.

– Driss vuole che lo sposi.

– E la droga? Dove l'hanno presa?

Najat non mi rispose, ma era fin troppo chiaro, i due amici dovevano essere nel ramo.

– Ricapitoliamo – diedi un'occhiata a Najat. – Insomma, ripetiamo tutto. Tu fai amicizia con Fuad e gli racconti il tuo sogno, lui vuole aiutarti e pensa che, sposandoti, si risolve tutto, tuo fratello ha un'altra opinione e insieme al tuo promesso sposo decide di ucciderlo. Non ti sembra un po' tanto? – la domanda l'avevo fatta a Pablo, ma rispose lei.

– Non li conosci, non li puoi conoscere, io sì – rabbrividì. – Questo hanno fatto.

– Va bene, però ho bisogno di prove, non solo di parole.

– Io posso stare attenta. Lo faccio, per Fuad.

– Questo è il numero del mio cellulare – le dissi, allungandole un pezzo di carta. – Qualunque cosa, ricordati, qualunque cosa che ti sembra importante, mi telefoni e me la dici.

Fece di sì, convinta.

– Vado, adesso.

E sparì veloce in un vicolo che non avevo nemmeno visto.

– Le crede?

– Sì.

Strappai un ciuffo d'erba pallida dal muretto.

Fallo anche per me, coccola.

Puoi scommetterci, papà.

– Perché quando Fuad ha chiesto il suo aiuto lo ha fatto per quella storia dell'università? In confronto è una stupidaggine.

Eravamo in corriera da un quarto d'ora e non avevamo detto ancora una parola.

– Non so – dissi, riaccendendo il cellulare, – forse aveva paura che pensassi a un matrimonio di comodo, che lo giudicassi male. Magari me lo avrebbe detto dopo, chissà.

Nessun nuovo messaggio. Degluttii e cercai qualcosa di interessante nel panorama.

– Allora, che differenza c'è?

– Come?

– Che differenza c'è tra una macelleria mussulmana e una normale.

Non sono sicura, ma credo abbia alzato gli occhi al cielo.

Alla fine chiamai Catia.

Le raccontai quello che aveva detto Najat, quello che avevo pensato io, le raccontai anche la differenza fra una macelleria normale e una mussulmana.

Lei mi disse che dovevo aspettare e non fare niente, per l'amor di dio e la signora Pecchioli voleva che inchiodassi suo marito alle sue responsabilità e forse sarebbe stato il caso che mangiassi qualcosa, che dovevano essere giorni che stavo su ad aria.

Appena a casa mi buttai sul letto e mi addormentai. Sognai Andrea che mi baciava, mentre Palmiro Pecchioli inchiodava il tavolo del soggiorno e mi diceva che era una sua responsabilità.

Dormi, coccola.

Buona notte, papà.

* * *

Erano passati quindici giorni dal mio incontro con Najat e non l'avevo più sentita.

Paddy aveva seppellito Fuad, io lo avevo spinto a riaprire il locale, Catia andava ogni tanto a strillargli, la polizia non aveva nessuna intenzione di riaprire il caso, Pablo teneva lunghi discorsi sull'ingiustizia e si faceva bocciare agli esami, la signora Pecchioli voleva una punizione esemplare per suo marito.

Insomma, sembrava proprio che i cattivi stessero vincendo.

E poi Andrea mi aveva detto che non poteva continuare con me, mi amava, ma non se la sentiva. Non ho mai capito come si fa a lasciare qualcuno che si ama, ma tant'è, sarà una regola, una di quelle che se non segui sei fritto.

Poi Najat mi chiamò, una mattina che ero sotto la doccia e cercavo di convincermi che m'importava della giornata che si allungava davanti.

– Sta per succedere qualcosa. Driss e Nabil devono vedere della gente, gente che vuole spiegazioni.

Chiusi l'acqua e presi un asciugamano.

– Cosa c'entra con Fuad?

– Io credo che la droga per Fuad era da vendere e adesso devono spiegare perché manca.

– Sì, potrebbe essere così.

– Appena so altre cose ti chiamo – e chiuse la comunicazione.

Mi vestii in fretta e corsi in agenzia, se le cose si mettevano così, ogni momento poteva essere quello buono. Infatti, non feci nemmeno in tempo a sedermi alla scrivania, che Najat richiamò.

– Fra tre giorni. So anche dove, ma io e te ci dobbiamo vedere.

Le assicurai che il giorno dopo sarei andata da lei.

– Adesso basta. Il gioco è diventato troppo pesante, da sola non ce la puoi fare.

Catia se ne era rimasta tranquilla ad ascoltare e ora saltava su con quella bella uscita.

– Perché non ti decidi a chiedere aiuto? Cristo, Emma, Fuad era amico mio come tuo e anche Paddy, cosa credi? – sembrava un vigile sconsolato – Lasciati aiutare.

Ci sono dei momenti che hai bisogno degli altri, diceva papà mio, e che gli altri hanno bisogno di te. Basta non esagerare.