Fin dai suoi inizi il cinema rivela forti legami col fantastico. Semplicemente, la nozione di fantastico non si declina secondo un senso univoco e il dispositivo cinematografico mette in gioco il Reale e le sue duplicazioni. Circoscrivere il connubio tra i due è, di conseguenza, un’impresa appassionante e rischiosa.
La settima arte non è mai tanto se stessa come quando sfiora questo terreno vago, questa sottile frontiera popolata da creature che portano in sé la loro contraddizione, morti viventi, donne gatto, scienziati mutanti. In Vita di fantasmi di Jean-Louis Leutrat, le opere nelle quali si manifesta il fantastico al cinema sono catturate dentro un movimento a spirale. Un chien andalou di Luis Buñuel e L’anno scorso à Marienbad di Alain Resnais costituiscono i due poli attraverso i quali passa una corrente capace di animare segretamente i film prodotti da Val Lewton e firmati da Jacques Tourneur, Robert Wise o Mark Robson, quelli di Mario Bava, Suspense di Jack Clayton, vecchie conoscenze come Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau e Vampyr di Carl Dreyer, ospiti discreti come Lo spirito dell’alveare di Victor Erice o Ricordi della casa gialla di João César Monteiro.
Da una scrittura tutta tramata di echi, di riflessi, di rimandi preziosi tra letteratura e filosofia, pittura e musica emerge una vita misteriosa del cinema, si compone un discorso sulla sua relazione al tempo, sul suo carattere malinconico, sui suoi poteri.
Vita di fantasmi. Il fantastico al cinema di Jean-Louis Leutrat (Le Mani-Microart'S - collana Cinema) € 15,00 - 334 p., ill.
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