Parole, parole, parole…

La valanga di gialli che quasi ogni giorno ci cala addosso porta alla ribalta nuovi volti, nuove promesse (cito per tutti Maurizio De Giovanni di cui sentiremo parlare) insieme a tante delusioni. Fra queste ultime inserisco (purtroppo) Due colonne taglio basso di Federica Sgaggio, Sironi 2008.

“Il vicecaporedattore della “Gazzetta del mattino” viene trovato morto, la testa fracassata, sul ciglio di una strada di periferia. Per il direttore e per la proprietà la prima esigenza è evitare che il fatto macchi la reputazione del giornale.

Ma un cronista scaltro e determinato si mette a cercare il movente interno alla redazione, nella speranza di ottenere un avanzamento di carriera in cambio del suo silenzio; un altro, nauseato dai giochi di potere dei colleghi ma suo malgrado coinvolto nell’omicidio, finisce per dover rivelare segreti che avrebbe preferito tenere per sé; una giovane gallerista d’arte è costretta a scoprire sulla sua storia d’amore la più sconvolgente e intollerabile verità…”.

Trattasi di Emilio Calzario (il dongiovanni della situazione), di Fabrizio Strippani detto Strippo e di Giuliana Bruni figlia dell’uomo ucciso. Aggiungo il procuratore Bernardo Montefusco con il sottoposto Gaspare Capaldo, Chiara Lucini innamorata di Fabrizio ma che ha avuto una storia d’amore con Montefusco, Cinzia Guidetti amante e “spalla” di Calzario, il presidente Martinelli, il direttore Giordani, una con le tette grosse e così via.

Diversi personaggi dunque, diversi punti di vista, dialoghi su dialoghi, amori, desideri, gelosie, voglia di carriera, pettegolezzi, colpi bassi e colpi di scena, anche forzati (siamo sinceri) come quello relativo a Strippo e alla sua fidanzata. Tutto un variegato mondo di una umanità che ruota intorno alla redazione di un giornale con i suoi pregi e i suoi difetti, i suoi slanci e le sue miserie. Psicologie traballanti, poco plausibili (vedi l’improvvisa “redenzione” di Calzario), così come poco convincente il movente dell’assassino. Il tutto un po’ scontato, come risaputo. Ma soprattutto dialoghi su dialoghi. Parole, parole, parole sottolineava una canzone di Mina. Troppe parole.