Gomorra libro è un libro cerniera, un libro ponte tra letteratura e denuncia. Gomorra film non è invece né un film cerniera né un film ponte, senza con questo voler nulla togliere al film di Matteo Garrone.
Dal best (long) seller di Saviano, scritto con una forza rara e talmente esagerata da bastare per altri dieci libri, Garrone estrae delle schegge (Angelina Jolie, Kalashnikov, quelli più riconoscibili per quanto modificati…) che vanno a conficcarsi in un mondo che rispetto a quello cartaceo di Saviano non media attraverso le parole ma attraverso le immagini. Gomorra film è un grande flusso magmatico di eventi che ogni volta implodono su se stessi e che ogni volta ripartono per far ritorno ad un tema cardine, quello che fa mors tua vita mea (perché in fondo è di questo che si tratta…).
Gomorra libro spiega denunciando e denunciando spiega. Gomorra film al contrario decide di affrancarsi da tale scomodo ruolo. Si limita soltanto a mostrare il marcio ma senza ricondurlo ad una causa madre.
Questa, a ben vedere, è la cifra e forse anche il limite di un film che sa però essere molto concreto e molto astratto al tempo stesso. È concreto per come sa restituire attraverso i suoi personaggi la precarietà del vivere quotidiano, la mancanza di punti di riferimento soprattutto visivi (tutto il film è attraversato da un gioco sottile basato sul nascondere cose o direttamente se stessi agli altri…). La sua astrattezza, o per chi preferisce la sua universalità, deriva invece da come pur collocandosi la storia in un territorio preciso (la Campania), sa farsi intelligibile per tutti quelli che pur non conoscendo la situazione specifica hanno sentito parlare di Iraq, Colombia, favelas brasiliane. Come si dice spesso in questi casi, non è poco…
Vedere Gomorra certo, ma vedere anche La Zona, Cargo 200, e quando uscirà Tropa de Elite.
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