Viene pubblicato in questi giorni dalla Editrice nord il romanzo Quattrocento della autrice spagnola Susana Fortes (vedi notizie/6280/)
Fatti i saluti d’obbligo passiamo subito alle domande:
Una domanda classica per farla meglio conoscere ai nostri lettori: può dirci “chi è” Susana fortes. Dove e quando è nata, studi fatti, dove vive, cosa fa oltre che scrivere?
Sono scrittrice per vocazione, faccio l’insegnante di storia al liceo e collaboro con il giornale El Pais ma non come report o giornalista, faccio degli articoli singoli. Vivo a Valencia ma sono Galiega (nel nord est della Spagna). la mia è una vita fatta molto di viaggi ed ho fatto molti traslochi.
Quali sono state le sue letture giovanili e attualmente cosa le piace leggere?
Per quanto riguarda le letture giovanili il più indicativo forse della mia passione è il titolo del mio primo romanzo che è stato una specie di omaggio delle mie letture da adolescente. Il titolo tradotto in italiano è: “Caro Corto Maltese” un deciso omaggio a Hugo Pratt ma anche una dichiarazione di principi. Sono sempre stata una lettrice vorace, ho letto sempre di tutto e di più e credo che leggere e scrivere siano il dritto ed il rovescio di una stessa medaglia. Non si può essere un buon scrittore se non si è letto molto.
Ho sempre letto senza seguire un filone definito. Sono cresciuta in una casa piena di libri, in particolare di storia, perchè mio padre era professore di storia. Diciamo che i generi poi li ho seguiti un poco tutti; per un certo periodo Verne, Stevenson ecc.; mi piacevano molto i libri di avventura, poi il noir in generale, poi Faulkner, la letteratura anglosassone. Invero c’è stato anche il periodo degli scrittori russi.
Devo dire che in questo momento c’è un grande dinamismo, una grande effervescenza sulla scena letteraria spagnola che è diventata molto dinamica con scrittori interessanti. E’ importante anche la letteratura latino americana.
Si abbiamo notato che in Italia ultimamente vengono tradotti molti scrittori spagnoli
Si ne convengo è un momento particolarmente favorevole per i nostri scrittori.
Abbiamo letto che è laureata in Storia e Geografia ed anche in Storia Americana. Perchè queste materie? A questa domanda lei ha già risposto implicitamente però chiediamo conferma
Si, nella mia scelta c’è stata una notevole influenza paterna, con appunto la casa piena di libri di storia.
Quando e perchè ha deciso di diventare scrittrice?
Ho visto e letto che molti scrittori rispondono a questa domanda dicendo che loro hanno sempre avuto questa pulsione chiara nella vita e che già “dalla culla” sapevano che avrebbero fatto gli scrittori quando fossero diventati grandi come se fosse un destino segnato. Per me non è stato così, non pensavo assolutamente di fare la scrittrice, volevo fare moltissime altre cose. Quando ero ragazzina mi appassionavano le carte geografiche, le mappe, la geografia in generale, io volevo vivere una vita da romanzo, non scrivere romanzi.
La professione di scrittore mi sembrava una cosa vagamente noiosa, molto sedentaria, sapeva troppo di pianificazione mentre invece i miei piani erano completamente diversi.
Quello che so con precisione è stato il momento in cui sono diventata una scrittrice: fu stato durante una vacanza in Bretagna, avevamo appena preso un caffè e si aspettava una barca che ci doveva portare a visitare delle isole. Era una giornata in cui l’aria è d’argento, assolutamente bellissima e mentre aspettavamo con la bassa marea ho scritto una cartolina, mi piaceva molto scrivere cartoline, e ricordo esattamente cosa scrissi:
"Un mattino d’argento con le nebbie e il salmastro. Corto Maltese non è con me."
Poi quando sono tornata a casa mi sono messa al computer e la prima cosa che ho scritto è stata proprio la stessa frase scritta nella cartolina e proprio così ho iniziato il mio primo romanzo.
Però ripensandoci sono arrivata alla conclusione che tutto sia già dentro di noi e che quindi non sia stata una cosa così casuale questo mio inizio di attività di scrittrice. Evidentemente c’era già qualcosa, qualche seme che stava germogliando: in quel mese di settembre in Bretagna mi trovavo a un crocevia della mia vita, dovevo prendere delle decisioni non facili e questo forse ha fatto scattare la mia voglia di scrivere.
Un romanzo scritto da una autrice normalmente ha sempre una forte connotazione “femminile”. E’ d’accordo?
E’ logico che ognuno scriva in base all’età, alla sua cultura e addirittura alle amicizie che frequenta, a quello che ha letto e certamente al sesso a cui appartiene. Tutto l’insieme è punto di partenza per quello che scrive, che può variare anche con il passare degli anni. Però non sono assolutamente convinta che esista una letteratura che si possa definire femminile, che in quanto tale si differenzi radicalmente e che si
possa parlare di un genere a parte. E’ evidente che c’e una questione di identità, la tua identità si rivela ed in un certo senso anche il fatto di essere donna definisce quello che scrivi e quello che sei ma non mi sembra questa sia una discriminante ben definita.
Quanto di Susana Fortes (carattere, pregi, difetti, modo di vedere il mondo e di porsi con gli altri) si è riflesso in Ana Sotomayor?
Ana mi ricorda me stessa in alcuni tratti quando avevo la sua stessa età ed ero una giovane studentessa prima che la vita inevitabilmente mi modellasse in qualche modo e lasciasse qualche segno. Dunque si, anche io alla sua età ero una studentessa che studiava a Santiago de Compostela e aveva una venerazione per il proprio padre e che era anche molto suggestionabile per certi versi dunque Ana mi ricorda me stessa, prima, quando ero giovane e ingenua.
Quanto tempo ha speso in ricerche, viaggi ed altro per scrivere “Quattrocento”?
Io credo che tra tutti i romanzi che ho scritto sia quello che mi ha preso più tempo e lavoro. Viaggi, ricerche ecc.
Il suo interesse verso la politica del ‘400, così come verso la politica albanese (romanzo Gli Amanti) si estende anche alla politica mondiale attuale. E cosa ne pensa?
Francamente non la vedo molto chiara e bella, abbiamo molti motivi di preoccupazione. Non la vedo molto rosea: ora c’è una grande instabilità. Penso che molto dipenderà, credo, dal risultato delle elezioni negli Usa; ma io ritengo che il tema centrale che preoccupa tutti, per quanto riguarda la politica internazionale, è il Medio Oriente.
E’ chiaro che quello è il conflitto con il quale abbiamo aperto il 21° secolo e che può cambiare completamente il destino del mondo. Tutto il problema di cui ci dobbiamo preoccupare adesso e quello scontro che ha portato a una situazione di insicurezza e che va risolto in ogni modo.
Abbiamo letto che è interessata anche ai film. Vedrebbe bene una trasposizione cinematografica del suo romanzo?
Dipende, l’idea è interessante però ho molti dubbi perchè non sempre gli adattamenti di libri al cinema funzionano bene. Un esempio è “Il nome della rosa” la cui trasposizione cinematografica è riuscita magnificamente.
Del resto al libro di Umberto Eco devo molto, ne sono debitrice con questo mio romanzo; però è un caso particolare, perchè molto spesso per problemi vari il regista vuole cambiare molte cose e stravolgere il contenuto del libro e lo scrittore non ci si riconosce più. Mi rendo conto che è una cosa molto complessa perchè raccontare la stessa storia con un linguaggio diverso significa raccontare un’altra storia e anche l’eccessiva fedeltà come una trasposizione alla lettera del romanzo può rovinare l’opera perchè magari non riesce a trasmetterne l’anima.
Attualmente è al lavoro su un altro romanzo?
No, in questo momento no. Ho una precisa idea, ma per me è totalmente impossibile scrivere perchè sono continuamente occupata con la promozione di questo romanzo tradotto in 23 paesi. Ed io per scrivere devo essere totalmente tranquilla, devo blindarmi in una stanza senza sentire nessuno. Il lavoro dello scrittore è molto solitario ho bisogno di chiudermi e dedicarmi solo a scrivere.
Chiudiamo l’intervista in quanto l’autrice deve recarsi nei padiglioni della Fiera e così abbiamo il piacere di accompagnarla, insieme alla gentile addetta stampa della Editrice Nord.
La foto dell'autrice è copyright di Alfonso Marti
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