Per chi volesse approfondire l’argomento Yakuza sulla pagina scritta restano due strade, una delle quali piuttosto tortuosa e difficilmente praticabile. I romanzi di Goro Fujita e decine di altre storie ispirate al mondo dei mafiosi tatuati sono disponibili in giapponese, di certo recuperabili attraverso qualche sito Internet o, ancor meglio - se uno ne ha l’occasione - nelle librerie locali. Sempre ammesso che uno riesca a procurarseli dovrebbe conoscere anche il giapponese…
Fortunatamente l’argomento ha sempre avuto un notevole appeal sul pubblico occidentale stimolando più che la traduzione di lavori originali, testi, romanzi e fumetti ispirati all’ambiente ed è questa la via più semplice per trovare libri e saggi sull’argomento.
Giusto per compiere i primi passi e approfondire quanto di storico abbiamo elencato nelle puntate precedenti suggerirei a tutti di farsi un bel giro tra le bancarelle di libri usati (dubito che il volume sia ancora in catalogo) e recuperare Yakusa di Alec Dubro e David E. Kaplan tradotto in italiano per le edizioni Comunità almeno una quindicina d’anni fa che rappresenta il primo vero studio occidentale sul fenomeno arrivato in Occidente. Non stupisca di trovarvi nozioni ormai diffuse dal cinema e a conoscenza un po’ di tutti proposte come rivelazioni: siamo ancora ai tempi in cui si negava l’esistenza di mafie locali al di fuori di quella siciliana.
La nozione di una malavita autoctona con codici e gerghi veniva semplicemente rifiutata dalle autorità e lo sforzo degli autori era proprio quello di convincere che, attraverso le Hawaii, gli USA stavano subendo una vera e propria invasione a livello finanziario e malavitoso da parte di gruppi legati alla ultradestra giapponese.
La versione più fedele e migliore l’abbiamo già citata parlando di cinema ma vale la pena di ricordare l’adattamento che del Freeman ha realizzato Christope Gans che ha trovato una perfetto connubio tra immagine a fumetti e realizzazione cinematografica come si vede nell’immagine proposta in questo articolo. Il personaggio, creato da Kazuo Koike e realizzato da Ryoichi Ikegami (autore anche di un altro fortunatissimo Gikiga, “fumetto di azione realistica” Sanctuary sempre di argomento Yakuza), rappresenta una variante più romantica dello spietato assassino di Golgo 13.
Schiavo del suo condizionamento eppure legato alla sua umanità, il sicario si lascia sfuggire una lacrima dopo ogni omicidio. È così: selvaggio e fragile che lo vede la pittrice Emu. Condannata per il solo fatto di aver visto il suo volto la giovane, vergine, delicata, la tipica eroina manga, riuscirà a stabilire un rapporto particolarissimo con il Freeman, diventando sua complice e al tempo stesso liberandolo – letteralmente - dalle catene impostegli dai suoi padroni. Sottigliezze psicologiche e violenza che si perdono nei film quanto nelle versioni a cartoni animati ma si colgono in pieno nella lunga versione a fumetti pubblicata quasi integralmente da Granata Press un po’ di anni fa e sicuramente ancora reperibile.
Sono tutte ottime storie, forse ancora migliori di quelle di Lustbader e, forse per la concomitanza dell’epoca e la maggior fortuna della serie Ninja, non trovarono spazio in Italia. A me rimane una collezione di paperback in inglese che ritengo fondamentale nella mia formazione di scrittore. Ottimamente documentati, moderni nel ritmo e nell’intreccio, credo di averli letti almeno due o tre volte tutti apprendendo sempre qualcosa. Olden ormai sembra uscito dai cataloghi delle case editrici anche straniere, forse ha smesso di scrivere, in ogni caso i suoi ultimi romanzi The Ghost (tradotto in Italia con Il Cuore nero di New York, Sperling) e The Exchange Students pur restando ottimi thriller avevano cambiato argomento.
Questo suo ultimo romanzo, Le notti di Tokyo, affronta con una crudezza che in qualche modo richiama il film di Takeshi Miike, non solo il mondo della malavita giapponese con i suoi padrini intoccabili, le guardie del corpo grottesche(terrificante il travestito-lottatore di sumo che sventra le sue vittime appendendone le interiora come festoni) e i locali notturni descritti con la conoscenza di chi ci ha lavorato, ma si addentra nella ricerca storica su uno degli episodi più oscuri della storia nipponica. Lo stupro di Nanchino, denominazione eponima del libro di Iris Chiang, fu un episodio di violenza collettiva avvenuto nel ’37 e negato sino a pochi anni fa dallo stesso governo di Tokyo. Il romanzo della Hayder fonde un’avvincente trama thriller odierna con la rievocazione di quell’epoca facendo luce senza inutili coloriture su una vicenda che rasenta l’horror. Per ultimo ho tenuto la vera scoperta di questo genere narrativo avvenuta, per me almeno, quasi per caso l’anno passato. Pioggia nera su Tokyo di Barry Eisler è la prima delle avventure di John Rain mezzosangue, assassino, cultore di jazz e di Judo, un tipo strano e decisamente fuori dagli schemi. Al contrario della moda imperante in Giappone si è fatto correggere chirurgicamente la linea degli occhi per sembrare più asiatico e questo è già un punto a favore.
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