Dopo il folgorante esordio del noir La strada della violenza era lecito attendersi da Mauro Marcialis una seconda prova letteraria ancora più complessa. Dura, come sempre, la scelta: riciclare schemi già consolidati, col rischio però di proporre un clone del primo romanzo, o tentare strade nuove, ma con la possibilità di deludere chi aveva amato l'opera del debutto? Marcialis evita elegantemente entrambe queste possibilità e con Io & Davide consegna ai lettori un romanzo familiare e straniante al tempo stesso.

Non siamo nel campo del noir in senso stretto... non ci sono infatti poliziotti o criminali. Ma di corruzione ce n'è comunque tanta. Il mondo è infatti quello dei tronisti televisivi.

No, non sospendete la lettura (meglio: non cambiate canale, giusto per restare in tema). Il mondo della falsità televisiva e dei bicipiti lucidi di creme costosissime è infatti molto più oscuro di quanto potreste pensare.

L'io narrante è quello di Orlando, un giovane perfetto nel corpo che sfrutta fin da ragazzo questa sua bellezza per farsi strada nel mondo dell'apparenza, del disposto-a-tutto-pur-di-andare-in-video. Se ne La strada della violenza potevamo tutto sommato consolarci pensando "be', almeno la pedofilia e il riciclaggio di denaro sporco non sono affari che mi riguardano", in questo caso invece anche il lettore viene interpellato impietosamente. Pure chi si indigna di fronte al malcostume televisivo infatti finisce sempre per guardarlo, farne parlare e contribuire così a perpetuarne il mito catodico, in una spirale di assenza di senso dalla quale sembra davvero difficile uscire.

Lo stile di Marcialis si è fatto se possibile ancora più tagliente: nessuno sbavatura, un romanzo essenziale e affilato come una lama di rasoio, efficacissimo e senza una parola di troppo (forse non è un caso che Io & Davide sia un volume più sottile rispetto al precedente). Resta vivissima l'impressione di trovarsi di fronte a un autore più compiuto e dannatamente vicino a un Chuck Palahniuk all'italiana: con le stesse ossessioni e un medesimo soggetto narrante frantumato dall'incontro-scontro con una realtà quotidiana talmente iperrealistica da risultare irreale. Un'ottima storia, insomma, che si legge d'un fiato e colpisce come un pugno nello stomaco. O forse come un televisore che esploda in faccia allo spettatore.