Il sangue e il potere è una smilza raccolta di tre testi teatrali di Corrado Augias e Vladimiro Polchi, incaricati dal Comune di Roma di redigere alcuni "medaglioni" letterari per raccontare le vite tormentate di tre imperatori dell'antichità: Giulio Cesare, Tiberio, Nerone. La forma scelta è quella del processo: sul palco si alternano l'accusa e la difesa, figure astratte di avvocati d'ufficio che espongono - non senza accalorarsi - virtù e nequizie di queste figure che la storia ci ha consegnato. Vengono chiamati in causa numerosi testimoni, che emergono dalle nebbie del tempo con la propria personalissima voce: Bruto e Cleopatra, Seneca e Agrippina gridano come anime tormentate da un passato ancora irrisolto. Lo spettacolo è interattivo: alla fine di ogni rappresentazione è il pubblico a decretare, per alzata di mano, se l'imputato sia colpevole o innocente. Nella versione cartacea di questi testi è il lettore che deciderà in cuor suo se l'imperatore di turno è stato vittima e figlio del proprio tempo o individuo intenzionalmente malvagio: il giudizio rimane (giustamente) sospeso, in uno scontrarsi di fatti e opinioni che non viene risolto completamente ma ambisce invece a esporre i "fatti" processuali.
La definizione di "medaglioni" per questi tre testi è particolarmente azzeccati: si tratta di pregevoli incisioni di piccole dimensioni, che per la brevità dell'opera possono far emergere solo i tratti più salienti di un personaggio, eppure nella loro incisività riescono a far emergere con chiarezza il mondo da essi abitato, e le contraddizioni entro cui si dibattevano. Una lettura molto piacevole, al termine della quale viene voglia di saperne di più su queste tre figure storiche che sicuramente colpiscono da due millenni il nostro immaginario, ma sulle quali probabilmente conosciamo meno di quanto potremmo.
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