È uscito nel mese di marzo del 2008 per la collana Colpo di scena della casa editrice romana Coniglio Editore, Delitti a Cinecittà, romanzo di genere giallo che costituisce l’esordio letterario di Umberto Lenzi, regista toscano padre celebrato del poliziottesco italiano.
Il libro è ambientato nel mondo del cinema romano durante la primavera dell’anno 1940, in pieno clima da telefoni bianchi, appena prima dell’entrata in guerra dell’Italia.
Protagonista della vicenda è Bruno Astolfi, un ex-commissario radiato ed espulso dall’arma per il suo aperto antifascismo, un investigatore squattrinato come ce n’erano molti nei noir americani di quel periodo.
Cinecittà gli offre però un incarico coinvolgente e ben remunerato.
L’attrice Luisa Ferida, che pochi anni dopo verrà coinvolta, nella vita reale, in fatti tragici, è sfuggita da poco ad un tentativo di omicidio da parte di un misterioso personaggio che la minaccia di morte tramite lettere anonime.
Lei e il suo amante Osvaldo Valenti chiedono perciò ad Astolfi di rintracciare il colpevole per sventare il pericolo.
L’investigatore quindi indagherà sul set dello spettacolare film La corona di ferro di Alessandro Blasetti fino a scoprire, tra un colpo di scena e l’altro, cosa si nasconde dietro a questo evento nefasto.
Come sempre quando si parla di opere di Umberto Lenzi bisogna sottolineare la perfetta ricostruzione storica della vicenda e la presenza, all’interno del romanzo, di numerosi personaggi realmente esistiti.
In questo libro il regista toscano adotta uno stile scarno, asciutto, duro ma sempre ironico.
A questo proposito, divertenti e pungenti sono i ritratti delle personalità del cinema che l’investigatore incontra a Cinecittà: Vittorio De Sica, Alessandro Blasetti, Clara Calamai, Renato Castellani, Alida Valli, Amedeo Nazzari e Totò, solo per citarne alcuni.
Su tutti però, determinante sarà l’incontro casuale, in un treno, con Cesare Zavattini, al quale parlerà della sua inchiesta, confidandogli le sue scoperte e proprio un suggerimento dello scrittore permetterà al protagonista di riconsiderare gli elementi a disposizione e trovare il colpevole.
Un’altra cosa estremamente piacevole, è la presenza nel romanzo di numerose citazioni da lungometraggi degli anni d’oro del cinema italiano, le più evidenti delle quali sono quelle del film Il Cappotto di Alberto Lattuada e del suo protagonista Renato Rascel.
Alla luce di quanto detto si può affermare quindi che questo Delitti a Cinecittà è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, perché il talento di narratore di Lenzi non permette al lettore di lasciarlo prima di aver individuato il colpevole dei numerosi omicidi.
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