A chi segue Thriller Magazine con attenzione il nome di Alessandro Zannoni suonerà familiare, perchè è già comparso più volte sulle pagine della nostra rivista. In realtà si tratta di un autore fino a poco tempo fa noto con lo pseudonimo di M. Merisi e che firma per la prima volta con il suo nome reale il romanzo breve Biondo 901, uscito da qualche settimana per la casa editrice Perdisa Pop.
Anche il titolo, in realtà, è familiare, infatti, sempre sulla nostra rivista è stato ospitato, nel 2006, un racconto omonimo di M. Merisi.
Racconto che ora compone la prima parte dell'opera in questione.
Cosa succede se un tranquillo parrucchiere, con una solida e avviata attività, si innamora perdutamente di una giovane donna russa dalla vita ambigua e pericolosa? E' questo quello che raccontano i personaggi di questa storia che, a voci alterne, conducono il lettore nel mondo della criminalità organizzata, passando per una storia d'amore travolgente, ma priva di futuro, per terminare su un finale designato da un destino imprevedibile e crudele.
Non vale la pena svelare qui molto di più della trama, si rischierebbe di rovinare la sorpresa a chi ha intenzione di godersi questo volumetto.
Si tratta di una storia agile e fluida, che si sviluppa a ritmo serrato, attraverso una dinamica a incastri e su diversi piani di narrazione. Una lettura piacevole, travolgente, che si consuma nell'arco di poche ore, ma che lascia con il fiato sospeso e con un lieve inaspettato amaro in bocca.
Forse chi ha conosciuto il Merisi delle opere precedenti e in particolare di Imperfetto troverà Biondo 901 più conformista e meno forte, in parte privo di quel marchio che fino a oggi ha caratterizzato l'autore, ma non per questo un'opera non matura, che anzi si colloca in un percorso preciso in quella che è la storia di crescita di questo autore.
Chiara Bertazzoni
Una storia d’amore e di malavita. Un noir ambientato in una Versilia notturna, quella delle prostitue e dei locali in mano alla mafia. A ingentilirlo la magia dell’amore che sconvolge le vite di tre dei quattro attori in scena. Un parrucchiere per signora, una bellissima kazaca il cui colore di capelli dà il nome al romanzo, un poliziotto infiltrato nella rete della malavita versiliana, un muratore gran puttaniere. Il romanzo è costruito attraverso le quattro voci narranti che raccontano le loro storie di vita fino al tragico epilogo. Sullo sfondo altri personaggi, il capobanda importatore di ragazze dell’est, un killer e guardia del corpo, il fratello della ragazza affiliato al clan.
Zannoni usa uno stile cinematografico, una sequenza di inquadrature ravvicinate o dall’alto, per raccontare quattro vite colte tutte nel dipanarsi della ultime ore, quelle che decideranno il destino di tutti. Non mancano i flashback.
Il risultato è la creazione di personaggi, soprattutto quello del parrucchiere, che nel linguaggio televisivo si direbbe che “bucano lo schermo”. Meno efficace è invece il personaggio femminile, senza contraddizioni né chiaroscuri.
Susanna Daniele
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